Cagliari, la grande crisi degli hotel: “Sono tutti in vendita, speriamo che li comprino gli stranieri”

L’anno drammatico del Covid è la ciliegina, “letale”, sulla torta. E gli alberghi cittadini finiscono sul mercato: “Tasse selvagge e zero incassi: non abbiamo aiuti e nemmeno turisti, meglio che arrivino gli stranieri, ma senza acquistare a prezzi straccati”


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A Cagliari “tutti gli alberghi sono in vendita, non è un mistero”. Stelle, prestigio e “anzianità” delle strutture poco contano: gli hotel cagliaritani sono sul mercato, “in alcuni casi già da anni”. La rivelazione choccante arriva da Fausto Mura, presidente di Federalberghi Sud Sardegna. Cioè il numero uno dell’associazione che raggruppa decine di strutture in tutto il Sud dell’Isola. E la “fame” si sente già nel capoluogo, Cagliari. L’ultimissimo caso è quello dell’hotel Panorama, che chiude dopo 38 anni e si affida alla speranza di essere rilevato da qualcuno che, salvo miracoli, arriverà da oltremare: “Un’ennesimo colpo che fa molto male e che riflette la situazione di crisi di tutta la categoria. Gli albergatori cagliaritani sono vicini alla famiglia Murtas, vorremmo poterli sostenere”. Ma, oltre alle parole di conforto e vicinanza, di più non si può fare. L’ultimo anno, segnato dall’emergenza Covid, è stato “la ciliegina amara sulla torta della disperazione”. E Mura, che ha ovviamente contatti con i suoi colleghi, sa benissimo qual è la situazione attuale: “Siamo vittime di una tassazione selvaggia, gli hotel hanno grosse difficoltà a pagare tasse e imposte, siamo subissati. Il Governo ha rinviato alcuni pagamenti, ma quelli più grandi sono comunali. I Comuni non hanno fatto assolutamente niente, Tari e Tasi le abbiamo dovute pagare anche se non abbiamo praticamente lavorato”.

 

E allora, la speranza è una: “Speriamo che gli stranieri arrivino e acquistino gli hotel a Cagliari, ma non a prezzi stracciati. Siamo senza aiuti e turisti, uscire da soli da questa crisi è impossibile. La vendita rimane una delle principali opportunità”, analizza Mura, “arrivati a questo punto sarebbe davvero meglio così, visto che non riusciamo a lavorare”.