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di Jacopo Norfo
Si può essere malati ma affrontare la malattia con la forza, con il coraggio e con il sorriso. Guardare oltre la finestra, vedere le luci della propria città, e capire che ci sono medici e infermieri che fanno solo il proprio lavoro ma sono come degli angeli. Emerge tutto l’amore possibile per la vita, nella lettera aperta che una paziente dell’Oncologico ha scritto sui social network, e che è stata diffusa proprio dagli operatori sanitari. Una donna (non facciamo il suo nome per tutelarne la privacy) che racconta la sua esperienza con parole dolci e intense: “Sono ricoverata all’oncologico «Businco» di Cagliari. Non ho più sonno e scrivo ciò che mi passa per la mente. La mia vita è stata tutta un pò diversa dalle altre a cominciare dalla mia nascita. Terza figlia in ordine genetico, sono nata a sette mesi dentro un vaso da notte. Brutta e pelosa, immaginate che spettacolo! Ai cinque giorni ho cominciato a fare bava dalla bocca. Mio padre era a lavoro (minatore, cantante, compositore per hobby, quasi analfabeta). Mia nonna paterna mi avvolse nello scialle e mi portò correndo in chiesa per farmi battezzare. Non avevo ancora un nome e mi fu dato quello della sorella del prete, A Dopo il battesimo la bava sparì. (Fortuna mia). Di quattro figli me ne sono rimasti due. In sedici mesi, mi sono morti (a distanza di otto mesi) fratello, marito e madre e questo fa parte della vita. Sono ricoverata e ho quasi finito il ciclo di radioterapia mentre la chemio l’ho finita. Ho un cancro alla lingua e ora alla carotide. Mai fumato in vita mia, mai bevuto, ho i diverticoli. Pazienza! Credevo di essere a posto con la coscienza ma dovevo venire in questa struttura per capire quanta presunzione c’era in me! Nella mia ultima poesia, (i sardi sono quasi tutti poeti!), scrivo di quanto è bello il sorriso di un bambino, del malato che ti tiene la mano e ti chiede «perchè fai tutto questo per me?» ed io rispondo «perchè tutti abbiamo bisogno d’amore». Io l’amore l’ho conosciuto in questa struttura, lo porterò sempre con me, come una cosa meravigliosa che non puoi descrivere. L’amore più bello è quello sprigionato da tutte le persone che lavorano in questa struttura, dai Medici , dagli Infermieri, agli OSS. Tutti con lo stesso obiettivo: far star bene il malato. E ci riescono così bene che molto spesso ti dimentichi che la malata sei tu. Fra poco rientrerò a casa. Torno arricchita di un bagaglio d’amore universale e vorrei che tutti conoscessero quest’amore. Ho conosciuto tante persone adorabili e me ne sono capitate delle belle! Ho conosciuto anche tante persone di religione diversa, anche Buddhista. Ma che importa se l’amore ci unisce tutti. Se mi chiedete «tu credi in qualcosa?» io rispondo « Siiiii!!». Al 99% quel 1% lascio alla materia perchè sono un essere umano con un’intelligenza. Credo nella materia e nella parte spirituale che è in noi e che vivrà in eterno ma non in un altro mondo, bensì in questa terra con noi, che ci protegge, ci ama e non ci abbandona. Lasciamo le lacrime e nutriamoci di quest’energia positiva che ci fa superare tutto! Scusate la mia mancanza di cultura. Penso ai tempi della guerra e ai ricchi che pagavano al Mouline Rouge, a teatro, per vedere uno che con i pantaloni scesi dentro una bacinella d’acqua faceva una certa musica che all’oncologico si fa gratis. Troverai sofferti, meravigliosi, naturali i direttori di quest’orchestra. Infermieri e oss che sgonfiano la pancia ai malati per farli stare bene. Un odore celestiale tipo Chanel n. 5 si diffonde nell’aria e loro annusano con paziente amore, con tenerezza, senza mai lamentarsi e sempre con il sorriso. Ed io ho imparato tanto da loro. Grazie di esistere! Ho provato l’emozione di essere bloccata in ascensore, di fare dei passi traballanti fino alla finestra, vedere Cagliari illuminata la notte, la Conad, la vita che palpita fuori. Vi porterò tutti nel mio cuore. Questa luce, quest’energia positiva non ci abbandoni mai. Sentiamoci uniti in questo amore universale. Grazie Giorgio Garau per il sostegno che mi hai dato. Vi amo tutti”.