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È stato chiamato in causa, “ma in modo totalmente errato”, dal comitato Rumore No Grazie. Don Marco Lai, parroco di Sant’Eulalia ma che controlla anche la chiesa di piazza Santo Sepolcro, nel rione cagliaritano della Marina, non ha nessun potere per dire “sì” o “no” ai tavolini e sedie nei metri quadri antistanti la chiesa. Ciò che non poteva sapere, il gruppo di residenti, era che il parroco ha inviato “una diffida” al Comune di Cagliari. Con una richiesta precisa: “Tutti i tavolini devono essere tolti da piazza Santo Sepolcro”. Due pagine, inviate stamattina all’attenzione del sindaco Paolo Truzzu e dell’assessore competente. Ad annunciare l’invio della lettera è uno dei tre avvocati di don Lai, Maria Bernarda Sanna: “Si tratta di due pagine spedite via Pec dove, in punta di diritto, chiediamo la rimozione di tutti i tavolini e sedie dalla piazza entro sette giorni”. E non è la prima volta che capita. Già nel 2013, infatti, don Lai aveva fatto la stessa richiesta: “Ed eravamo riusciti a farli rimuovere. La piazza non è della parrocchia, noi avevamo contestato l’occupazione del suolo pubblico, proprio come adesso. Abbiamo provato a dialogare, ma verba volant”, ammette don Lai, “la piazza è tutta piena, in caso di funerale o matrimonio non si può entrare in chiesa. In punta di diritto, ricordo che la piazza ha la funzione di salvaguardia del monumento ed ha una valenza sociale: è uno spazio per gli anziani che si incontrano per fare quattro chiacchiere e per i bimbi che vogliono giocare con i loro genitori”.
E la lettera, firmata dal parroco e dai suoi tre avvocati (Maria Bernarda Sanna, Massimiliano Marcialis e Carla Valentino) sarebbe già stata spedita all’amministrazione comunale. Dai legali, doveroso precisarlo, la nostra redazione ha ricevuto, via WhatsApp, solo uno stralcio della missiva: viene ricordato che “piazza Santo Sepolcro è stata ceduta gratuitamente al Comune di Cagliari dall’allora proprietaria, l’arciconfraternita della Morte e Orazione, con atto a rogito Regio pubblico notaio Stanislao Cossu Pipia” il “30 agosto 1864”. Cosa prevedeva? “Una serie di patti, obblighi e condizioni nei confronti del Comune, il quale accettando la cessione ha accettato anche le condizioni poste dall’arciconfraternita”, tra cui spicca il “no” a “fabbricarvi o convertirlo in altro uso qualunque, ancorchè di pubblica utilità”. E, soprattutto, “la piazza è stata ceduta libera da pesi e vincoli ad eccezione della libera entrata alla chiesa e all’attigua sagrestia”. Ecco perchè, stando a don Lai e al trio di legali, “risulta quindi non conforme alle clausole contenute nell’atto di cessione gratuita il posizionamento di tavolini e sedie sull’intera area della piazza, ad opera dei titolari dei locali pubblici antistanti la piazza, ai quali il Comune di Cagliari ha evidentemente rilasciato apposita concessione”. L’avvocatessa Sanna spiega che “se non cambierà nulla, daremo corso al mandato conferitoci”.