La voglia di parlare è, comprensibilmente, poca. Uno dei suoi figli è stato ucciso in un sabato notte che, da ennesima serata di controlli al Donegal di Cagliari, si è trasformato in una tragedia. Fabio Piga non c’è più, ucciso a coltellate da un diciannovenne, Yari Fa, che come ha spezzato una vita ha, contemporaneamente, gettato definitivamente al macero la su: un omicidio, al di là di quella che sarà la pena finale, è una macchia indelebile non solo a livello sociale, ma anche interno. C’è un padre, Gianmario Piga, carabiniere in pensione, che ha perso un figlio al quale ha trasmesso i valori altissimi della legalità e dell’onestà. Indossare una divisa significa servire il proprio paese e essere di aiuto, in ogni momento, al prossimo. Sa, o almeno immagina i tantissimi messaggi di cordoglio scritti sui social per Fabio, e estesi alla sua famiglia, quindi anche a lui. Qualche ex collega di reparto, tra ieri e oggi, gli ha mandato un breve messaggio di condoglianze, comprendendo lo strazio. I giovani e anche i 40enni di Cagliari conoscevano il suo “Fabione”, il “gigante buono”: “Ringrazio tutti veramente di cuore per la vicinanza. Non provo manco rancore, tanto non serve a niente. Speriamo che prima o poi chi l’ha ucciso capisca quello che ha fatto”, dice Piga. “Fabio era un ragazzo buono e proprio per questo è andata a finire così”, osserva il padre. Anche perchè, in caso contrario, se Yari Fa “avesse trovato uno cattivo non avrebbe avuto il tempo” di fare quello che ha fatto. Cioè, utilizzare il coltello trovato nel bagno del locale di via Caprera per pugnalarlo a morte. Difficile, difficilissimo parlare in momenti simili e subito dopo tragedie con la T maiuscola. Fabio lavorava per la sicurezza interna di una grossa azienda del sud Sardegna, le nottate da buttafuori erano un di più che faceva soprattutto, scrivono sui social, vari utenti, per evitare qualunque fastidio o situazione spiacevole alla sua Silvia.
“Mio figlio era conosciuto da tante gente, un gigante buono nonostante la sua stazza, era abbastanza forte e robusto”. Un modo per far capire che, se avesse voluto reagire in modo netto e cruento, Fabio Piga l’avrebbe fatto. Ma il suo Dna, così pare, era totalmente identico a quello del padre: mai violenza, sempre dialogo. Ma in quel litigio, avvenuto in uno spazio non grande e con ombre che si allungano sul consumo di stupefacenti da parte del giovane omicida, comunque tutte da confermare. “Fabio era abbastanza forte e robusto che gli sarebbe bastato poco, ma purtroppo non è andata così”. Distrutta la compagna Silvia Perra, che ha postato sui social un bigliettino, “ricavato” su un foglio di scottex, con un messaggio molto toccante scritto da Fabio qualche tempo fa: “Uno dei tanti nostri bigliettini che ci lasciavamo sul tavolo di casa, così che al nostro risveglio avremmo avuto la nostra certezza. Noi, che la costruzione del nostro futuro non abbia mai fine, e io ora non so come fare”. Gli amici di Fabio Piga, dopo aver sentito i suoi familiari più stretti, hanno optato per una raccolta fondi “speciale” per onorarlo: “Sappiamo bene di quanto fosse una persona semplice e con un grande cuore. Chi tra i giovani che lo conoscevano avesse piacere di partecipare può contribuire in favore dell’associazione Amici del branco odv #crewdeglistortini in diversi modi :Iban IT71D0760104800000006494297 intestatario Amici del branco odv, personalmente presso viale Europa 10 a Quartu Sant’Elena o via Paypal, email
[email protected]” spiega Sara Inconis, parrucchiera di Quartu, amica di Fabio e Silvia: “Appartenevi a questo mondo schifoso e pieno di malignità, ma tu non ne facevi parte. Troppo grande e troppo buono. Mancherà varcare quella porta senza vedere il tuo sorriso e senza sentire le tue battute di benvenuto. Buon viaggio da tutti noi giovani della movida notturna”.