Cagliari, il cibo equo solidale prova a sbancare San Benedetto: “Il mercato ha bisogno di novità”

La scommessa di una cooperativa di giovani. Pasta, frutta secca, tè e dolci provenienti soprattutto da America Latina, Africa e Asia, tutti lavorati rispettando il territorio. Michela Cappai: “A San Benedetto arrivano tanti turisti, bisogna creare l’area food”. GUARDATE la VIDEO INTERVISTA


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di Paolo Rapeanu

I tentativi di migliorare e mettere al passo con i tempi il mercato di San Benedetto vanno avanti. Proteste degli operatori a parte – tra ascensori guasti, scale mobili ko e la piaga dei parcheggiatori abusivi – ecco una nuova scommessa, messa in campo da un gruppo di giovani che, riuniti in una cooperativa, hanno aperto un box decisamente particolare. Solo prodotti equo solidali: vale a dire pasta, dolci, marmellate, tè e frutta secca che provengono da ogni parte del mondo – oltre alla Sardegna ci sono l’America Latina, l’Asia e l’Africa – e che sono stati lavorati da agricoltori pagati fino all’ultimo centesimo con, a contorno, il pieno rispetto della natura. Niente frutta e verdura fresca, tutto – o quasi – inscatolato. E un sogno, condiviso con gli altri 250 operatori: “Un’area food con tanto di ristorante serve molto, anche perchè sempre più turisti arrivano sin qui”, spiega Michela Cappai. Trentanove anni, residente a Cagliari ma nata a Sindia, è una delle titolari del box.
Aperto da poco più di una settimana, la donna riesce già a tracciare un primo bilancio sulla salute della struttura: “I giovani, pian piano, stanno ritornando ad acquistare, soprattutto il venerdì e il sabato, è comunque un segnale di alta attenzione per quanto riguarda la ricerca del cibo di qualità”, osserva la Cappai. “I nostri clienti sono soprattutto adulti, molti dei quali incuriositi”. E, tra una confezione di bacche sudamericane, un sacchetto di anacardi e tè che provengono prevalentemente dall’Asia, la trentanovenne è sicura: “Il mix giusto è quello tra prodotti sardi e internazionali, ci sono tanti giovani a capo di imprese che si danno da fare riuscendo a garantire qualità e creatività”. E, in un mercato ormai ultrasessantenne, l’apertura di un box equo solidale può, forse, contribuire a spingere San Benedetto verso un primo “antipasto” di modernità.


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