Cagliari, il centrodestra in coma che si culla sulla beata sconfitta

Persi i riferimenti storici di Mariano Delogu, Emilio Floris e Edoardo Usai, il centrodestra cagliaritano sembra vergognarsi persino delle sue bandiere. Resta serafico davanti alla sua storica sconfitta. Solo i giovani possono salvare uno schieramento letteralmente a pezzi dopo la clamorosa sconfitta di Massidda


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di Jacopo Norfo

Cronista: “Ciao, potresti farmi una dichiarazione sul nuovo piano acustico del Comune? Sai, sto preparando un pezzo, volevo anche la tua opinione”. Consigliere comunale del centrodestra: “Aspetta che mi documento, non so niente”. “Come non sai niente? Ma veramente?”. Passano due ore, arriva la risposta: “Come per altre vicende non si è proceduto a intavolare un vero dialogo con i cittadini, residenti e operatori commerciali, e si è semplicemente dato corpo ad una normativa che porterà solo problemi e costi a chi dovrà subirla, i cittadini”.  Cronista: “Sono dichiarazioni a dir poco deboli…se volete cambiare la città cosi siamo fritti”.

Era la campagna elettorale della scorsa primavera: la vittoria di Massimo Zedda era già scritta nel vuoto dei contenuti dei candidati antagonisti. La crisi del centrodestra a Cagliari è ormai conclamata: personaggi fuori dal tempo tentano di fare politica ancorati a vecchi schemi che non funzionano più. Spaventa quanto alcuni esponenti dell’attuale opposizione siano totalmente distanti dalla città e dai suoi reali problemi, e come neppure si documentino a dovere sui temi importanti trattati dal consiglio comunale.

Piergiorgio Massidda ha pagato, anche e soprattutto, la debolezza dei suoi candidati di spicco. Il naufragio delle sue liste è frutto non solo delle divisioni di uno schieramento ormai in pezzi, ma della mancanza di idee di giovani in grado di produrle. Il centrodestra a Cagliari è in coma e non dà segni di risveglio: sembra cullarsi nella sua beata sconfitta. Resta serafico nella sua essenza perduta. Una volta persi i riferimenti storici di Mariano Delogu, Emilio Floris e Edoardo usai, non si ferma neanche a rimpiangere i suoi cavalli di razza. La lotta fratricida tra Farris e Massidda ha regalato a Zedda altri 5 anni di governo, ma in campagna elettorale in pochi hanno sudato la camicia.

Al comizio finale di Massidda in piazza Costituzione (pochissima gente presente) un giovane e autorevole consigliere regionale profetizzava: “Qui non c’è anima, non solo si perde ma risollevarci sarà difficile, ci vorranno chissà quanti altri anni”. Parliamo di uno schieramento che non ha più il coraggio neppure di mostrare le sue bandiere: si è nascosto dietro liste civiche pensando di fare il bluff, come se gli elettori fossero stupidi. Il bravo Stefano Schirru lotta nei quartieri popolari ed è forse l’unico a crederci ancora. Massimo Zedda non ha bisogno di Autan per difendersi dalle punture di zanzara in consiglio comunale, vola incontrastato verso la Regione e il Parlamento. Non esiste più una base del centrodestra, i ragazzi di Fratelli d’Italia sono gli unici a combattere ancora per un ideale, o almeno una prospettiva. Il cronista ci prova ancora: “Me la rilasci una dichiarazione sui cantieri aperti in città?”. Risposta: “Si dai, passa a trovarmi che ne parliamo: vieni che ho anche gli sconti al 50 per cento”. I saldi del centrodestra perduto. 

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