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“Grazie al coding e al gioco è possibile dare continuità formativa e inclusione sociale ai ragazzi impossibilitati alla normale frequenza scolastica”. Così Giuseppe Cosseddu, presidente Associazione K@iros, ha concluso oggi il seminario “Scuola in ospedale – Gioco, apprendimento e inclusione sociale” svolto stamattina nell’Istituto comprensivo Giusy Devinu a Cagliari, con il quale ha presentato i risultati del progetto “BOB – Gioco, apprendimento e inclusione sociale” (BOB).
Il progetto BOB, finanziato dall’ Assessorato dell’igiene e sanità e dell’assistenza sociale della Regione Sardegna, si è proposto di stimolare un processo educativo finalizzato alla promozione del successo formativo e al potenziamento della motivazione allo studio e alla conoscenza attraverso metodologie didattiche ispirate al gioco e alla programmazione (coding).
BOB ha coinvolto 3 bambini/ragazzi con bisogni educativi speciali, che a causa della condizione di salute si trovano temporaneamente esclusi dal contesto scolastico di apprendimento e dalle reti di relazione perché frequentano la scuola in ospedale e/o fruiscono dell’istruzione domiciliare. Due servizi scolastici che offrono un percorso formativo individualizzato per promuovere, la scuola in ospedale, l’istruzione degli alunni lungodegenti; recuperare i ritardi cognitivi degli alunni ricoverati per brevi periodi; programmare gli interventi per gli alunni curati in day-hospital. Il servizio di istruzione domiciliare, che esiste da vent’anni, viene attivato per gli studenti impediti alla frequenza scolastica per un periodo superiore a 30 giorni a causa della malattia e sottoposti a cicli di cura periodici. Il servizio di istruzione domiciliare costituisce una reale possibilità di ampliamento dell’offerta formativa che riconosce ai minori malati, il diritto – dovere all’istruzione, anche a domicilio.
I tre ragazzi coinvolti nel progetto BOB, durato 20 ore, sono stati in grado di realizzare dei piccoli progetti. Come Lucia, nome di fantasia, che ha realizzato un video rivisitando le più famose fiabe o Andrea, nome di fantasia, che è riuscito a far muovere in un percorso guidato una costruzione lego programmando i suoi spostamenti.
“L’obiettivo era quello di stimolare le “life skills” – aggiunge Stefano Pinna, pedagogista della cooperativa sociale As.Ge.Sa. – ossia, come si legge nella definizione data dall’Organizzazione mondiale della sanità nel 1998: “l’insieme delle abilità utili per adottare un comportamento positivo e flessibile e far fronte con efficacia alle esigenze e alle difficoltà che si presentano nella vita di tutti i giorni”. “Come la comunicazione efficace, la risoluzione dei problemi o la creatività, per citarne alcune – prosegue il pedagogista – Abilità stimolate attraverso il robotino BOB (programmato con scratch), le costruzioni lego e il coding”.
“Sono stati momenti molto forti – ha aggiunto il presidente dell’associazione – che ci ha fatto scoprire un mondo che non conoscevamo. Un’esperienza che ci porteremo sempre dietro nata dalla volontà di aiutare i bambini a imparare”.
“L’utilità del coding all’interno della scuola in ospedale – ha detto Piero Piasotti, docente dell’Istituto comprensivo n°3 di Quartu Sant’Elena e formatore del progetto BOB – è quello di trascorre il tempo in corsia in modo piacevole, liberando la fantasia e aumentando la creatività. Non solo divertimento. Grazie al coding si insegna a scomporre i problemi complessi in parti più semplici ma anche a imparare dai propri errori e rendere possibile la sperimentazione creativa”.
In Sardegna sono circa 250 i ragazzi che l’anno scorso hanno frequentano la scuola in ospedale. Un percorso nato nell’anno scolastico 2001/2002 in via progettuale presso l’ospedale Brotzu e diventato definitivo l’anno seguente a cui si è aggiunto l’ospedale Microcitemico di Cagliari a partire dall’anno scolastico 2002/2003. Hanno iniziato due insegnanti a cui si è aggiunto un terzo insegnante quattordici anni dopo. “Oggi sono sempre tre i docenti, due della scuola primaria e uno dell’infanzia, che operano nei due ospedali del capoluogo – ha detto Roberto Bernardini, dirigente istituto comprensivo Giusy Devinu di Cagliari sede della scuola in ospedale e dell’istruzione domiciliare –. Vorremmo poter espandere la formazione anche ai ragazzi che frequentato la scuola media per poter garantire una continuità della formazione”.
Sono tantissimi gli alunni che i maestri Andrea Serra e Marianna Cadeddu, docenti della sede distaccata dell’Istituto Giusy Devinu che si occupano scuola in ospedale e istruzione domiciliare, hanno avuto. “I libri e le storie – raccontano i maestri – sono grandissimi alleati nel nostro lavoro. Attraverso questi facciamo immedesimare ed evadere, dalle mura dell’ospedale, i ragazzi che hanno un ciclo scolastico rallentato”.