Una richiesta di giudizio immediato per il reato di “truffa”. A chiederlo, nei confronti di una settantenne nata ad Arbus ma residente a Quartu, Graziella Podda (che ha alle spalle sei condanne, tutte concluse col pagamento di multe, tra il 1977 e il 2015, per bancarotta semplice, assegni a vuoto, sostituzione di persona e esercizio abusivo della professione) è il giudice Luca Melis. Ci sono due sorelle, Giovanna e Aurelia Prasciolu, rispettivamente di 44 e 42 anni, che sostengono di essere state truffate per sedici lunghi mesi dall’anziana. Il processo è iniziato da un paio di mesi dopo che, in seguito alla richiesta di archiviazione formulata dal pm ad aprile 2020, la successiva richiesta di opposizione aveva portato il gip a sentire entrambe le parti a dirsi contraria alla richiesta di archiviazione, mandando alla sbarra la Podda. Che deve difendersi dall’accusa di essersi finta lavoratrice in un Caf cagliaritano, in via Siviglia. Le due sorelle l’avrebbero conosciuta grazie al suggerimento di un commercialista e tributarista (attualmente estraneo alla vicenda dal punto di vista giuridico) al quale si erano rivolte perchè interessate a creare un’azienda. Tra bolli, apertura di partita Iva e iscrizione alla Camera di commercio (mai formalizzata) la Podda avrebbe intascato 588 euro senza motivo. Meglio, grazie al raggiro perpetrato ai danni della coppia di sorelle.
Ancora: tra pagamenti di bollette dell’acqua, rassicurazioni sul fatto di poter accedere a fondi di finanziamento perduti e altre attività, solo dopo 16 lunghi mesi la coppia ha deciso di dire basta e di denunciare la settantenne. Oggi sono stati ascoltati un teste e due testimoni per conto delle sorelle, il dodici marzo prossimo sarà il turno di un testimone a favore della finta consulente del lavoro, poi arriverà la sentenza. Graziella Podda rischia sino a tre anni di carcere e il pagamento di una multa abbastanza salata: “Si è finta consulente del lavoro, truffando ripetutamente le mie due assistite”, afferma il legale Giorgio Manurritta. “Alla fine si parla di tremila euro perchè è la cifra che sta emergendo nel dibattimento, a seguito dell’istruzione dibattimentale quindi delle dichiarazioni anche dei testimoni”. Visione totalmente opposta per l’avvocato della 70enne quartese, Stefano Antonio Atzeni: “Tutte accuse false e non supportate da prove. Confido nell’assoluzione della mia assistita”.