Cagliari esplode di gioia per i rossoblù: una squadra di eroi umili e coraggiosi che identifica la Sardegna

I tifosi rossoblù sognano la Champions League, il Cagliari è quarto, in centinaia sono pronti ad accogliere i rossoblù all’aeroporto alle 18: non si respirava un entusiasmo così grande per la squadra dai tempi di Mazzone, Francescoli, Ranieri. Un Cagliari che identifica una intera Sardegna, nella voglia di emergere, lottare, non arrendersi, come fosse il simbolo e la rivincita di un popolo intero. Una squadra davvero di gladiatori, di piccoli grandi eroi affamati, che quasi identificano i Mori


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I tifosi rossoblù sognano la Champions League, il Cagliari è quarto, in centinaia sono pronti ad accogliere i rossoblù all’aeroporto alle 18: non si respirava un entusiasmo così grande per la squadra dai tempi di Mazzone, Francescoli, Ranieri. Un Cagliari che identifica una intera Sardegna, nella voglia di emergere, lottare, non arrendersi, come fosse il simbolo e la rivincita di un popolo intero. Una squadra davvero di gladiatori, di piccoli grandi eroi affamati, che quasi identificano i Mori. Il tecnico rossoblù Maran alla fine della gara vinta straordinariamente a Bergamo in casa dell’Atalanta ha detto quasi commosso: “Dobbiamo viverci questo momento senza precluderci nulla. Abbiamo studiato le immagini dell’Atalanta, ma anche quelle delle squadre più forti d’Europa come il City. Senza presunzione, è bene osservare chi è più bravo di noi. C’è lo spirito e l’atteggiamento giusto, con una grande voglia di far bene da parte di tutti. Chi entra riesce sempre a fare una prestazione di livello, ora non dobbiamo accontentarci e dobbiamo mantenere questa voglia di stupire e andare oltre i nostri limiti”, le sue dichiarazioni riportate da Sky e dalla Gazzetta.

Ma cosa c’è dietro questo miracolo sportivo? Oltre alla bravura della società e del ds Carli, che dopo la cessione di Barella ha comprato molti ottimi giocatori con la ciliegina del ritorno di Nainggolan, c’è la forza dell’allenatore, spesso criticato ingiustamente da fenomeni che qualche anno fa dicevano che Zeman era l’ideale. Maran diventa oggi uno degli allenatori italiani più ambiti e il suo pressing alto e forsennato, la sua lettura delle partite, la sua gestione del gruppo come in tanti anni al Chievo fanno di lui un grande allenatore, peraltro umile e mai arrogante e presuntuoso. Poi ci sono loro, i ragazzi. Umili e coraggiosi, sempre. A cominciare da Olsen, il portiere svedese ripudiato a Roma, messo in panchina per fare posto a Mirante, lui che aveva sbarrato la strada ai Mondiali all’Italia di Ventura. A Cagliari è letteralmente rinato e ora tutta la difesa è ermetica e forte. Poi c’è Simeone, che l’anno scorso era stato criticato fortemente dai tifosi della Fiorentina (prossimo avversario domenica prossima alla Sardegna Arena) che non è solo un attaccante completo, ma che qui sta vivendo una nuova vita, con colpi di classe e genio e grande entusiasmo. C’è l’eleganza sopraffina di Joao Pedro, altro giocatore spesso bacchettato dagli “esperti della tastiera”, che invece ha trovato continuità e fa paura con le sue giravolte a tutte le difese della serie A. C’è il gigante assoluto Nandez, acquisto dell’anno, che con la sua “garra” fa impazzire i tifosi. C’è il Ninja, ma l’esempio di oggi di Oliva è emblematico: il centrocampista uruguaiano, sinora mai schierato titolare, è entrato in campo e oltre a giocare bene ha segnato il gol del raddoppio sul campo dell’Atalanta, dove il Cagliari centra la terza vittoria in tre anni ma dopo le grandi invece perdono sistematicamente. La squadra di Gasperini sinora aveva segnato una media di oltre due gol a partita, stavolta neanche uno. Una delle formazioni che in Europa gioca meglio in attacco, finisce imprigionata nella rete di Maran che oltre a una difesa granitica può vantare un centrocampo di ferro, il reparto dove da sempre si costruiscono le vittorie.

Insomma questo Cagliari vola, è quarto, ha staccato nettamente il Napoli, storico rivale dei rossoblù. Può sognare davvero, a patto che mantenga i piedi per terra. Che continui sempre a mantenere e identificare l’orgoglio della nostra Isola, che a differenza di tanti altri sa anche perdere. Sa cadere, ma sa anche rialzarsi. Sempre. Sono passati cinquant’anni dallo scudetto di Gigi Riva, e quest’anno si festeggia il centenario.  E se dietro l’angolo ci fosse un altro miracolo, un’altra straordinaria impresa? Questo Cagliari dimostra che, nello sport e nella vita, niente è impossibile quando gli uomini veri combattono per trasformare i sogni in realtà. Bella la foto dei Cagliari Club: “Vi saluta Carletto Mazzone”, che sia beneaugurante per l’Europa?

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