Cagliari, emergenza solitudine negli ospedali: “Visite ancora limitate per colpa del Covid e pochi infermieri per tanti pazienti”

Dopo il caso del 69enne che si è tolto la vita al Santissima Trinità e il racconto della figlia, “papà si sentiva abbandonato”, il tema dell’assistenza in corsia torna alla ribalta. Fabio Sanna, Uil: “Con l’estate, negli ospedali, ci saranno le ferie del personale sanitario, attualmente insufficiente. Ci sono ricoverati che, sicuramente, si trovano in una solitudine completa: un dramma perchè non riusciamo a garantirgli l’assistenza che vorremmo: prima di fare certi ricoveri bisogna avere il profilo psicologico dei pazienti”.


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C’è il Covid che porta gli ospedali, anche quelli sardi, a limitare le visite. Una volta al giorno, “non più di venti minuti, se il paziente non è autosufficiente vengono autorizzate due visite al giorno”. Per entrare serve ancora la mascherina e il green pass. E poi ci sono gli infermieri, che si danno da fare per cercare di tappare i buchi di una sanità che continua, in molti casi, a fare acqua: “Pochi infermieri”, precisa sin da subito Fabio Sanna della Uil, segretario aziendale Arnas Brotzu. Sanna ha letto l’articolo di Casteddu Online legato al 69enne che si è tolto la vita nel reparto delle Malattie Infettive del Santissima Trinità di Cagliari, con una delle figlie che ha raccontato che “papà mi chiamava e diceva che si sentiva abbandonato”. Un caso di solitudine, che però sembra non essere l’unico. Sanna fa un focus sul Brotzu, riconoscendo che “c’è un’aria pesante in tutti gli ospedali. Ora, con l’estate, ci saranno anche le ferie e siamo in pochi per tanti pazienti. Da noi hanno creato anche posti Covid, una scelta politica che rallenta l’attività di routine”. Ma, soprattutto, con poco personale, Sanna lo ammette: “Tra la prima visita della mattina e la seconda, eventuale, della sera, dei parenti, il paziente rimane in un vuoto totalmente a carico degli operatori sanitari. E ci sono pazienti che si trovano sicuramente in completa solitudine, è un dramma a livello nazionale e la cosa più grave è che so che accade anche in cliniche private e Rsa”. Tutto paga ancora l’emergenza Covid? Solo in parte: “Bisogna ancora avere il green pass per entrare come visitatori in ospedale”.
“Mi immagino, per esempio, un ottantenne che ha problematiche e che è ricoverato, senza un parente vicino. Per lui può esserci un dramma psicologico, che ci fa operare sul filo del rasoio. Non riusciamo a dare quell’assistenza che sicuramente abbiamo in testa e ci immaginiamo. Come operatori siamo stati sovraccaricati”, prosegue il sindacalista. Che ha un’idea per cercare di evitare altri gesti estremi nei reparti ospedalieri: “Non viene identificato e costruito un profilo psicologico dei pazienti che possono essere a rischio suicidio, non viene avviata una pianificazione”. Cioè? “Per particolari casi dovrebbe essere preventivato un profilo psicologico, penso a chi si sa che dev’essere ricoverato nei reparti di neurologia, neurochirurgia e gastroenterologia”.


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