A Cagliari è emergenza prostitute: “Adesso basta, sì alle case chiuse”

La denuncia di una mamma e la presa di posizione delle associazioni dei commercianti riaccendono i fari su un problema “eterno”, le “vie del sesso” in alcune zone periferiche cittadine. “Degrado sotto gli occhi di tutti, bisogna regolamentare”


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Di Paolo Rapeanu

Le zone sono quelle “di sempre”: via Santa Gilla, via Po, viale Monastir. Ma anche un po’ più verso il centro, come in una porzione del viale Trieste. Le vie del sesso a pagamento continuano ad esistere nelle mappe tanto dei clienti quanto delle prostitute. A Cagliari Online la lettera-denuncia di una mamma, alla quale ha fatto seguito la dura presa di posizione delle associazioni di categoria dei commercianti ha scatenato un vespaio di polemiche. E sembra sempre più passare la linea, tra i nostri lettori, del rendere legale e controllata questo tipo di attività.
“Ma perché non riaprite le case, così pagano almeno le tasse e liberano le strade”, scrive una donna, Anastasia Meloni. D’accordo un’altra lettrice, Eleonora Nana Jauregui: “Dovrebbero riaprire le case chiuse, pagare le tasse ed essere controllate. È una criminalità anche questa, e come tale andrebbe combattuta. Purtroppo ci sono mariti, vecchi ma anche giovani, dall’anima frustrata che ricorrono a queste ragazze per riempire il loro ego”. E, per quanto il tema sia “caldo” già da tanto tempo, Tizy Loi rimarca che “finalmente ve ne siete accorti, da quando che succede! Soprattutto se ti fermano quando sono mezzo nude con bambini in macchina che ti chiedono cosa fanno”. Per Ninni Caboni “a Cagliari è tutto permesso, alcool, droga, casino fino all’alba, maleducazione, scippi, risse, accoltellamenti. Povera Cagliari”. Altro parere, quello di Mauro Frau Tidili: “Dovrebbero metterle in regola, toglierle dalla strada e farle pagare le tasse, visto che guadagnano come un manager d’azienda”. Ely Panarisi è netta: “Degrado totale in questa città”. Giorgia Mascia: “Siamo punto e a capo. Basta riaprire le case chiuse! Ma l’Italia è troppo moralista, falsamente”. Tantissimi altri lettori di Cagliari Online auspicano il metodo delle case chiuse. Alessandro Podda: “In ogni Paese civile lavorano liberamente nei loro spazi e pagano regolarmente le tasse, l’Italia vive ancora come fosse il Medioevo”. Silvia Pintus: “Essere empatici non significa fare finta di nulla e permettere che lo sfruttamento di queste donne continui e con loro il degrado che ne consegue . Questo si chiama indifferenza”.


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