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Era papà di due bambine, una non l’aveva ancora neanche vista. I familiari, che hanno contattato Casteddu online, non credono al suicidio. E il suo avvocato, Riccardo Floris, ha chiesto accertamenti al sostituto procuratore Angelo Beccu: “Erik non ha mai manifestato intenti suicidi, né con la famiglia, che mi ha chiesto di approfondire la vicenda, né con me”. La morte di Erik Masala, il 25enne di Cagliari trovato impiccato nella sua cella nel carcere a Sassari all’alba di oggi, diventa un caso: inizialmente ufficializzata come suicidio, con il passare delle ore si è trasformata in una vicenda tutta da chiarire.
E se i sindacati di polizia penitenziaria sottolineano che “Erik era un detenuto problematico” e denunciano che nelle carceri manca personale specializzato che se ne occupi, la famiglia – che sperava nel trasferimento di Erik nel carcere di Uta – ha immediatamente chiesto accertamenti su cause e circostanze della morte.
“Ho chiesto al magistrato di procedere con accertamenti, proprio perché Erik mai aveva fatto capire di avere intenzioni auto soppressive né qualcuno di noi aveva percepito un suo malessere così grave: è un atto dovuto, affinché si faccia immediatamente chiarezza a 360 gradi sulla morte di Erik”, spiega l’avvocato Floris.
Beccu intanto ha deciso: non ci sarà l’autopsia, ma un esame esterno sul corpo di Erik e sarà eseguito entro giovedì prossimo. Il sostituto procuratore ha disposto il trasferimento della salma all’istituto di medicina legale dell’ospedale di Sassari, dove sarà eseguita l’ispezione esterna del cadavere. Secondo quanto si apprende, e in base alla documentazione in possesso della Procura, la dinamica di quanto accaduto confermerebbe l’ipotesi del gesto volontario. L’ispezione del cadavere è stata decisa proprio per dissipare qualsiasi dubbio.