Cagliari, cuoche delle scuole disperate: “Senza lavoro, sarà un’estate da fame”

Banchi deserti e, in autunno, possibili doppi turni nelle scuole. Le cuoche senza stipendio da mesi annaspano tra cassa integrazione e tante spese: “Da luglio a settembre non vedremo un euro, siamo grandi e non possiamo trovare un altro lavoro: che ne sarà di noi?”. Le loro storie


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Hanno riposto mestoli e forchettoni dentro i cassetti, spento i fornelli e hanno lasciato le cucine due mesi fa. Le cuoche delle mense scolastiche di tutta Italia hanno le braccia incrociate da quando è scattato il lockdown. Che, per loro, è “prolungato” sino a chissà quando: gli studenti torneranno sui banchi non prima di settembre, e potrebbero scattare i doppi turni. E il servizio della mensa potrebbe, bene andando, subire una riduzione. Dal Governo si attendono ancora chiarimenti in merito, ma l’attesa sta logorando tantissime lavoratrici. La cassa integrazione? Arrivata, ma vale la metà circa dello stipendio. E poi c’è l’estate: da luglio a settembre guadagni pari a zero ma, con le paghe già tagliate, la crisi è pronta a mordere. Anche a Cagliari la tensione è fortissima, sul punto sono già intervenuti i sindacati qualche settimana fa, proprio sul tema del Fondo di integrazione salariale. Adesso, però, parlano loro, le cuoche rimaste senza lavoro a causa dell’emergenza Coronavirus: una buona percentuale ha già superato i 45 anni, e reinventarsi non è semplice.

Gabriella Usai ha 59 anni, vive a Cagliari e faceva la cuoca alla scuola elementare Sergio Atzeni: “Lavoro dal 1993. Meglio, lavoravo: ho due figli, uno di trentasette e l’altro di 30 anni, e solo uno ha un lavoro ma è comunque fermo. Non so quando potrò riprendere, la cassa integrazione arrivata è solo la metà dello stipendio”, spiega, “e ogni autunno la prima busta paga arriva a novembre, perché viene posticipata”. Ma con le scuole chiuse, regna l’incertezza: “Non vedrò un solo euro da luglio a settembre e ho dei debiti, tra finanziarie chieste per la casa e l’acquisto di un’automobile. Sarà un’estate di fame”. Un’altra cuoca è Giuseppina Lecca, sessantadue anni, trentotto dei quali passati a preparare primi e secondi a bambini affamati dopo le lezioni: “Ero a cinque anni dal traguardo dalla pensione, il Fondo di integrazione salariale vale cinque ero l’ora ed è tassato al 23 per cento. Rispetto ai novecento euro di stipendio, ora ne prendo cinquecento, mio marito è pensionato e abbiamo, come tutti, bollette da pagare. Ho paura per il mio futuro, se divideranno le lezioni dei bimbi le mense resteranno operative? Perché il Governo non ci dà la differenza dello stipendio che non prendiamo più? In passato, d’estate, mi salvavo facendo le stagioni, alla mia età non posso certo reinventarmi in altri settori lavorativi”.


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