Cagliari, la paura del Covid svuota anche i taxi: “Lavoriamo tra tristezza e tassametri fermi”

Città deserta la sera solo in settimana? No, anche nei weekend. Movida azzoppata dal virus, i tassisti alla canna del gas. Mario Congera: “La paura si percepisce, i fine settimana facciamo un terzo delle corse rispetto a due anni fa”. Andrea Di Maggio: “La sera, nonostante i vaccini, è come se ci fosse il lockdown: mi è capitato di restare anche 5 ore senza far salire un solo cliente”


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La paura del virus “strega” Cagliari, la sera, non solo durante la settimana, ma anche nei weekend. Strade deserte, ristoranti più vuoti che pieni, i locali che puntano su taglieri e spritz con gli incassi dimezzati. E anche i taxisti, di rimbalzo, subiscono gli effetti della variante Omicron e di un Covid che continua a essere più forte di green pass e vaccini. Il crollo è verticale, e non solo dopo che tramonta il sole. I tassametri restano fermi anche la mattina e al pomeriggio, trasportare un cliente sembra quasi un miracolo, una benedizione divina. E siamo a due anni esatti dall’inizio della pandemia. Mario Congera, taxista da 19 anni e presidente della coop “Radiotaxi 4 mori”, si mette le mani tra i capelli che non ha: “Sono tutti impauriti, la paura si percepisce. I pochi clienti che salgono in auto parlano solo di Covid, chiacchierando e analizzando situazioni di chi ha due vaccini ma è comunque positivo o chi ne ha addirittura tre. Una tristezza assoluta, facciamo pochissime corse anche nei weekend“, dice Congera. “Siamo a un terzo dei clienti che facciamo normalmente in un giorno. Siamo rassegnati, dopo due anni sembra che non sia cambiato niente”. E mattina o sera, purtroppo, non fa differenza.
Andrea Di Maggio ha 29 anni, è di Elmas e fa il taxista da nove anni. È un figlio d’arte, anche suo papà guida un taxi: “Situazione più che disarmante, le corse si sono dimezzate nonostante ci siano i vaccini e oltre il 90 per cento della gente si sia vaccinata. Non esce più nessuno, non si va in giro, dalla mattina alla sera ho pochissimi clienti, li conto sulle dita di una mano. Il calo degli affari è del 70 per cento”, sottolinea Di Maggio. “Non siamo nemmeno obbligati a chiedere il green pass, igienizziamo e sanifichiamo le macchine ogni giorno. La gente ha paura, gli arrivi dall’aeroporto sono pochi. Ogni sera è terribile, dalle 20:30 è come se ci fosse un lockdown. Riceviamo, in media, dieci chiamate all’ora, che vanno suddivise tra tutti i taxisti”. E quindi, sempre, qualcuno resta a bocca asciutta: “A gennaio ho avuto giornate con zero clienti e, dopo cinque ore di attesa, buttato dentro l’auto, me ne sono tornato a casa”.