Cagliari, in 200 in corteo: “No ai giochi di guerra in Sardegna, con gas e petrolio paghiamo le armi a Putin”

Corteo di antimilitaristi, pacifisti e comunisti dalla caserma di via Torino a piazza Deffenu. No netto alla guerra e alle esercitazioni nell’Isola: “Non ci portano benessere ma malattie, utilizziamo i soldi per l’istruzione e per mettere fine a precarietà e sfruttamento”. GUARDATE le VIDEO INTERVISTE


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In duecento in corteo a Cagliari per dire un no, netto, alla guerra, all’aumento delle spese militari con l’invio di armi anche all’Ucraina, all’Isola utilizzata per i giochi di guerra e alle fabbriche di armi. Con tanto di striscioni e bandiere hanno sfilato, dalla caserma di via Torino sino a piazza Deffenu, l’Usb, i Cobas, i giovani comunisti, Potere al Popolo, i pensionati e qualche altra sigla. Tutti uniti per chiedere una pace immediata e un immediato abbandono della Nato delle zone dove, da tempo, svolge esercitazioni. La protesta arriva nel bel mezzo del conflitto ucraino e delle esercitazioni militari a ridosso di molte spiagge della Sardegna: “Stiamo lavorando per la pace e protestando contro la militarizzazione della Sardegna, qui non c’è una guerra simulata ma vera. Tutti gli anni muoiono di cancro anche a causa dell’inquinamento tantissime persone”, dice Enrico Rubiu dell’Usb, “oggi scioperiamo anche in nome e contro l’economia militare. Per la guerra in atto stanno facendo carne da porco di tutti i lavoratori. Qui nell’Isola c’è una guerra vera, tutto l’anno. Non ci stiamo, non daremo tregua. Ci batteremo per la pace. Non è vero che le basi portano benefici economici ma limitazioni, impediscono sviluppo e autodeterminazione, malattie e inquinamenti che paghiamo noi”.
In piazza anche Nicola Giua dei Cobas: “Come mondo della scuola protestiamo perchè siamo sensibili su queste tematiche. Siamo per il disarmo totale e la situazione in atto va verso soluzioni diverse. Armamenti, aumento delle armi, siamo contro basi militari e giochi di guerra, contro le fabbriche di armi, sono una iattura”. Ma in Ucraina c’è chi muore per mano russa: “Siamo molto sensibili, vediamo in modo chiaro che c’è una nazione che ha aggredito e una che si sta difendendo. La comunità internazionale può fare ancora altre scelte, cercando di mettere all’angolo Putin. Si danno le armi alle ucraini e si pagano le armi di Putin perchè non c’è il coraggio di togliere il gas e il petrolio che arriva dalla Russia. Ritengo che si possono trovare altre soluzioni, in una situazione come questa lavoratori e lavoratrici stanno pagando già troppo”.


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