Coppia di cassieri sardi spediti lontani dal bambino di 8 anni: è uno dei tanti casi che hanno caratterizzato questo periodo. A Radio CASTEDDU, Gianni Benevole, esperto di diritto del lavoro: “Trasferire a distanza i lavoratori, spesso, è uno strumento per favorire le dimissioni”.
“In questo caso, purtroppo, colpisce una giovane coppia, in particolar modo la signora che è madre di un bambino piccolo. Lei è stata trasferita verso una sede di lavoro distante dalla sua residenza ed è costretta a fare i salti mortali per coniugare le esigenze familiari, il ruolo di madre, con l’attività lavorativa, con complicazioni indescrivibili e che l’hanno anche costretta a chiedere un’aspettativa”.
Una delle tante donne che sono costrette spesso a rinunciare anche al lavoro a causa di questa problematica: le aziende, ora, non possono licenziare ma trasferire: “Sono escamotage ai quali molte aziende ricorrono per alludere abbondantemente, violare le disposizioni sul blocco dei licenziamenti.
Questo è uno degli strumenti adottato: trasferire a distanza i lavoratori che, spesso, interessa le donne che, a volte, devono rinunciare al lavoro. Sono molti gli apetti che comprendono anche le lavoratrici che hanno un contratto vecchio e che rappresentano una spesa elevata per l’azienda, la quale può ricorrere a questa possibilità per favorire le dimissioni e la fuoriuscita dal lavoro senza alcun onere, per poi, magari, assumere altri dipendenti con nuovi contratti, nuovi incentivi, nuovi sgravi che consentono alle aziende di beneficiare abbondantemente di condizioni molto migliori.
La coppia in questione, con enormi difficoltà, spesso e volentieri, ha dovuto adeguarsi con gli orari di lavoro che non combaciavano con i mezzi di trasporto: una giornata lavorativa iniziava alle 7 del mattino per concludersi alle 10 di sera. Un orario di lavoro spezzato, suddiviso tra la mattina e la sera, quindi trascorrere anche 3-4 ore, tra un turno e l’altro, in attesa di riprendere servizio.
Hanno fatto di tutto per dar seguito all’attività lavorativa; è stato molto più difficile per la signora gestire entrambe le situazioni familiari, le difficoltà. Tante volte si abusa e si va oltre alle normali regole.
Per quanto riguarda il blocco del licenziamento, si sta discutendo in questi giorni; dovrebbe scadere il 15 marzo ma si sta valutando una prosecuzione che dovrebbe essere scaglionata e valutata in base alle singole realtà lavorative. Ci sarà sicuramente, quindi, una proroga ma distribuita non in maniera incondizionata così come ora. Verranno posti dei paletti insomma”.
Potrebbero, quindi, cominciare i licenziamenti? “C’è questo rischio. Ho sempre sostenuto che chi ha la possibilità dovrebbe, anziché licenziare, incentivare le assunzioni o la conservazione del posto di lavoro con la formazione mirata dei dipendenti. È ovvio che non tutti sono in queste condizioni perché la realtà è che ci sono delle situazioni gravissime dove le aziende non riescono più a sostenere e mandare avanti le attività stesse, situazioni che, purtroppo, saranno, a mio avviso, quelle estreme che porteranno a un numero di licenziamenti e anche, in alcuni casi, alla cessazione dell’attività stessa. Una situazione gravissima, infatti, anche per le imprese”.
Risentite qui l’intervista a Gianni Benevole del direttore Jacopo Norfo e di Paolo Rapeanu
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