Cagliari, chiude il centro di Solidarietà: via 100 senzatetto. A casa 20 lavoratori

La struttura di viale Sant’Ignazio verrà chiusa per lavori urgenti entro aprile. Fuori un centinaio tra papà separati, disabili psichiatrici ed ex detenuti, ospitati da 14 anni nell’edificio. Il Comune cerca una sistemazione. “Per ora soluzioni poco chiare e poco idonee”


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Fuori i senzatetto. E a casa anche una ventina di lavoratori. Tutto entro aprile. Lo stabile che occupa il centro di Solidarietà “Giovanni Paolo II” in viale Sant’Ignazio sta crollando. Servono lavori urgenti di restauro. Alla fine dei quali lo stabile probabilmente finirà in mano all’Università. Così le persone del centro di accoglienza ricoverate, un centinaio circa, tutti senza fissa dimora e in difficoltà tra disoccupati, papà separati, disabili psichiatrici, ex tossicodipendenti ed ex detenuti, dovranno abbandonare l’edificio. E saranno smistati in alcune strutture (qualcuno finirà alla Casa albergo di via Tiepolo) e altre abitazioni sparse per la città.

Gli uffici comunali dell’assessorato alle Politiche sociali sono al lavoro (i colloqui sono già partiti) per sistemare tutti gli ospiti di viale Sant’Ignazio. La mensa Caritas per ora dovrebbe rimanere in viale Sant’Ignazio, ( cui struttura appare in condizioni migliori rispetto agli alloggi), ma prima o poi sarà trasferita. Fuori anche i lavoratori della Caritas, di Ozanam e di Donne al traguardo che curavano gli ospiti. I servizi di assistenza ai senza fissa dimora (nelle nuove sistemazioni) saranno dati in appalto.

“In modo repentino e senza che le associazioni venissero consultate si è deciso di chiudere una struttura che ospita 100 persone”, spiega Davide Ariu responsabile di Ozanam, “anche all’assessorato si sono adeguati a un diktat arrivato dall’alto in tempi molto stretti. Noi attendiamo, perché tutti i lavoratori se ne vanno a spasso. Noi siamo lì dal 2004 e siamo molto rammaricati. Il nostro pensiero va alle persone fragili. L’assessorato sta provvedendo a sistemare gli ospiti, ma le sistemazioni sono poco chiare e alcune appaiono poco idonee. Nella casa albergo di via Tiepolo ad esempio gli spazi sono limitati. E quelli che andranno in abitazioni private come faranno a mantenersi? Tenete conto che oggi la povertà sta conquistando frange sociali che fino a qualche decennio fa erano considerate al sicuro”.