Cagliari, bar e ristoranti in vendita a prezzi da sceicchi: c’è chi chiede anche 395mila o 650mila euro

Per la prima volta si vende, anche sottoprezzo, nel cuore del centro storico. Solo i ristoratori storici reggono andando oltre drink e spritz. E anche in due aree simbolo di una città che non è ancora turistica, come il Poetto e San Benedetto, spuntano tentativi di vendita da capogiro: numeri pazzi, si va da cifre abbordabili per una caffetteria sino al valore di tre case seminuove per 250 metri quadri con mini giardino in “finta erba” al piano terra di un palazzo


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Si dirà, ognuno spende i soldi come meglio crede. Verissimo. E, allora, nessuno si lamenti se i cagliaritani stanno riducendo le uscite serali, anche nel weekend, dedicate interamente al cibo. Si preferisce spendere anche per un doppio giro di spritz o drink con taglieri di affettati e focacce e non, invece, sedersi e consumare dagli antipasti al dolce. Cagliari capitale del Bengodi della ristorazione? No, e ora ci sono anche i nuovissimi numeri che certificano tentativi di vendite, pubblici, visibili da tutti, anche nel centro storico, tra la piazza Yenne avvolta da un lato dal Corso Vittorio e dall’altro dalla Marina. Certo, non tutti vendono perchè sanno che da domani non faranno più un coperto, ma se il tentativo viene fatto è perchè è probabile che ci sia qualcosa che non va. E i prezzi sono davvero pazzi, nel senso che oscillano tra minimi e massimi distantissimi tra loro. Si vende la licenza, non le mura: il motivo? Chi tenta l’affare per andare a fare altro nella vita è in affitto, quindi è un semplice gestore e non proprietario di questo o quell’immobile. Appurato che i turisti non salvano i dodici mesi dei cagliaritani ristoratori, soprattutto quelli in erba, giovani, il quadro è completo. Si cerca di fuggire, facendosi anche aiutare da agenzie immobiliari ma pubblicando le foto dei locali, che quindi sono individuabili anche da un bambino. Con due rioni che spiccano, San Benedetto e il Poetto. Baretti e attività stagionali a parte, sperare di fare buoni incassi tra fine ottobre e metà aprile è diventata un’utopia.
Ecco qualche esempio, fresco fresco. Cuore di Stampace, via Azuni, un bar in vendita a cinquantamila euro, alla faccia degli affaroni vendendo caffè. In piazza San Domenico, centro storico, Villanova, prezzo su richiesta per un bar totalmente rinnovato. Il restyling non sembra quindi essere andato di pari passo con le vendite. Si sale di prezzo alla Marina, 90mila euro chiesti per un ristorante, non storico, in via Sardegna, centosettantamila per un bar in via La Vega, in una zona non certo distante dagli alloggi per universitari. In via Manno una gelateria aperta da meno di due anni va già sul mercato, 70mila euro: utile ripeterlo, in via Manno, strada principale dello shopping, moribondo, cagliaritano. C’è chi si accontenta anche sollo di 38mila euro per un ristorante in via Angioj, mentre in viale Poetto serve cacciare addirittura 650mila euro per un locale food di duecento metri quadri ai quali vengono uniti due posti auto e una cantina, più un mini spazio esterno ricavato su uno dei lati di un palazzo. Tornando in piazza Yenne, 150mila euro per un bar, ottantamila per una pizzeria. In via Pergolesi 140mila euro per una caffetteria abbastanza capiente, mentre ne servono 170mila per un bar un poco più grande in via San Benedetto. Ancora: a pochi metri da viale Trieste la richiesta per un bar, già segnato come “libero”, è di 395mila euro, con tanto di referenza ventennale sul presunto buon numero di clienti giornalieri. E, attenzione, tra la cinquantina di annunci di vendita dei principali portali, nemmeno uno supera i due mesi. L’elenco degli altri, rimasti invenduti anche da uno o due anni, quindi, va incorporato. E solo così si ha un’idea della crisi del food.


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