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Richieste di aiuti su WhatsApp e Facebook per famiglie cagliaritane bisognose e colpite duramente dalla crisi legata all’emergenza Coronavirus, ma c’è il trucco. Certo, in molti casi si tratta di sos reali, fatti da persone veramente di buon cuore che, poi, portano pacchi e pacchetti pieni di ogni ben di Dio a chi si trova in difficoltà. Ma in città, in più di un caso, c’è chi avrebbe fatto il furbetto. Meglio, lo “sciacallo”, come scrive l’avvocato Gianfranco Piscitelli. “Esistono soggetti che utilizzando i social, i gruppi, eccetera, richiedono beni per famiglie bisognose in modo insistente e da accertamenti fatti ne fanno incetta e se li gestiscono privatamente. Questi sono sciacalli e le competenti autorità stanno già procedendo ai dovuti accertamenti”. Contattato da Casteddu Online, l’avvocato spiega che si tratta di “gente che chiede aiuti per delle famiglie povere. Una volta ricevuto l’ok dagli ignari benefattori, li raggiungono sotto casa e prendono la spesa. Poi, se ne vanno via e se la tengono”.
Piscitelli ricorda anche che “molte spese solidali organizzate nei supermercati sono rimaste giacenti perché nessuno, si pensa per pudore o per vergogna, le ha richieste, e verranno affidate alla Caritas per essere distribuite a famiglie bisognose. Tutti vorremmo spezzare il nostro pane e condividerlo in questo momento ma cerchiamo di sapere con certezza dove va a finire. Diffidate di chi sui social, dopo aver chiesto aiuto, quando vi proponete vi dice di passare in privato su messenger. Le modalità della solidarietà devono essere trasparenti, non in privato”.