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È una delle sfide “eterne” a Cagliari. Da un lato un gruppo di residenti della Marina che si scagliano contro ristoranti e locali food, a loro dire troppi e portatori di caos e confusione, dall’altra gli amanti della movida e, in parallelo, gli stessi ristoratori, che hanno investito denari per lavorare nel rione diventato il simbolo della movida. In un quartiere in fase di rinascita dopo i duri periodi di lockdown e restrizioni, i residenti dell’associazione “Apriamo le finestre alla Marina” sono stati convocati dalla commissione comunale delle Attività produttive, presieduta da Pierluigi Mannino di FdI. È la presidentessa Sandra Orrù a snocciolare numeri e richieste ben precise: “L’incontro è stato incentrato sulle problematiche causate dall’occupazione del suolo pubblico alla Marina da parte di tavolini e arredi connessi alla ristorazione. L’associazione ha chiesto che l’amministrazione comunale comunichi i criteri di assegnazione dello spazio pubblico e tenga conto del rispetto della vita quotidiana dei residenti. A causa dell’apertura incontrollata legata alla liberalizzazione del commercio”, afferma la Orrù, “alla Marina risultano 143 attività legate alla ristorazione, soprattutto concentrate tra via Sardegna, via Napoli, via Baylle e la zona di via Dettori. Una densità insostenibile che crea enormi problemi di inquinamento acustico, presenza di mastelli e sottrazione di spazi per i parcheggi e per la vita sociale dei residenti”.
“L’incontro di oggi è servito proprio per fare il punto della situazione e cercare di trovare un equilibrio tra i diritti e i doveri di chi vive e opera alla Marina. Noi vediamo il quartiere come un condominio, dove solo il rispetto delle regole può garantire una civile convivenza. Uno dei punti caldi che è emerso è la carenza di controlli, che si spera sarà risolta con le nuove forze acquisite dalla polizia Municipale. Lo spirito collaborativo e costruttivo della riunione lascia sperare che si riesca a trovare il modo di riportare la Marina alla sua dimensione di quartiere familiare e vivo di piccole attività artigianali e della ristorazione”. In attesa di un prossimo incontro, l’associazione, dopo il censimento dei locali, “inizierà a verificare la situazione degli scarichi dei fumi delle cucine”.