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Nella giornata di ieri il Cagliari è uscito sconfitto dal Bentegodi per mano della squadra rivelazione del campionato: il neopromosso Verona. Nonostante si trattasse di una gara insidiosa, l’undici cagliaritano ha cercato di fare la partita con un possesso palla superiore agli scaligeri ma lo scarso movimento degli attaccanti e di Mati Cabrera, che doveva ispirare il gioco offensivo, e oltretutto la mancanza di spinta sulle fasce, ha costretto capitan Conti (il migliore tra i rossoblù) a fare gli straordinari per provare a sfondare centralmente il muro innalzato dai veronesi. Infatti le occasioni migliori sono arrivate con i tiri dalla distanza. Sicuramente bisogna rivedere i meccanismi offensivi, dove il solo Sau è stato capace di attaccare in qualche circostanza la profondità e curare alcuni aspetti difensivi, in primis le situazioni da calci da fermo che hanno creato le maggiori difficoltà nelle ultime partite. Detto questo i rossoblù non hanno comunque sfigurato contro una delle sorprese di questo avvio di stagione. La differenza l’ha fatta la cattiveria sotto porta mostrata dagli uomini di Mandorlini, quella foga agonistica che ultimamente al Cagliari è mancata.
Dopo questo trittico di partite che ha visto i cagliaritani uscire senza neanche un punto, in molti vorrebbero la testa di Lopez considerato da questi l’artefice principale di questa crisi senza considerare però che questa è la stessa squadra dell’anno scorso che si è salvata con grande anticipo e in panchina c’era proprio il tecnico uruguaiano.
Ci sono diversi fattori da prendere in esame per avere delle risposte rispetto a questa flessione. I rossoblù stanno pagando, dal punto vista mentale, i quasi due anni giocati lontano da casa e il ritorno al Sant’Elia ha probabilmente portato, inconsciamente, i giocatori a rilassarsi e non avere più quella concentrazione e applicazione alla gara che li ha contraddistinti nelle ultime stagioni.
La squadra è logora psicologicamente a causa di tutte le vicende che si sono susseguite in questi 18 mesi e ora sta pagando questo sforzo. Diego Lopez deve lavorare soprattutto sulla testa dei giocatori perché questo allenatore ha dimostrato con questa rosa di saper giocare al calcio riuscendo a raggiungere i risultati anche attraverso il bel gioco.
Se l’uruguaiano riuscirà ad infondere le giuste motivazioni, con il rientro di tutti gli infortunati, questa squadra sarà capace di tirarsi immediatamente fuori da questa crisi.
Non è il momento dei processi, il tempo sarà giudice. E il presidente Cellino ha tutta la volontà di dare questo tempo ad una delle bandiere della storia rossoblù.
Roberto Scalas