Buoncammino, detenuto con due infarti non trasferito: ora è polemica

La causa delle mancate adeguate cure? Il sovraffollamento


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“Negare a un detenuto, come fa il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, il trasferimento da Buoncammino, motivandolo con il sovraffollamento, appare come un atteggiamento vessatorio e ingiustificato anche perché l’Istituto cagliaritano non è immune dalla piaga dell’eccesso di presenze di persone private della libertà”. Lo afferma Maria Grazia Caligaris, presidente dell’associazione “Socialismo Diritti Riforme”, con riferimento al caso di Saverio Marinaro, torinese, cardiopatico, con ricorrenti crisi asmatiche, che ha chiesto inutilmente di poter essere trasferito da Cagliari a Torino o in un Istituto vicino ai suoi familiari.

“Il detenuto piemontese, che sta scontando una pena detentiva a 7 anni di reclusione, ha subito – precisa Caligaris – due infarti in seguito ai quali gli sono stati impiantati due stent. Le sue condizioni preoccupano i medici del carcere di Buoncammino che sono costretti a ricorrere a interventi in Day Hospital per tenere sotto controllo i diversi disturbi. Nei giorni scorsi infatti è stato necessario dapprima sottoporlo a un esame specifico in seguito a una crisi respiratoria e successivamente a un ricovero per un’ablazione. Senza contare la depressione, aggravata dalla distanza dalla famiglia, impossibilitata per la situazione economica a poter raggiungere Cagliari”.

“Saverio Marinaro, assistito dall’avv. Teresa Camoglio, non chiede di tornare in libertà. È consapevole – conclude la presidente di SdR – del reato commesso e ha accettato la pena. Vorrebbe soltanto avvicinarsi ai suoi parenti, come peraltro sancisce la legge sull’ordinamento penitenziario nell’ottica del recupero sociale previsto dalla Costituzione. In questo specifico caso inoltre le condizioni di salute meriterebbero una più attenta riflessione ma evidentemente il Dipartimento non tiene in alcuna considerazione i principi costituzionali trincerandosi dietro motivazioni discutibili. È lo Stato insomma a dover garantire i diritti dei cittadini compreso quello, per chi ha perso la libertà, di effettuare regolari colloqui con la moglie e i figli, specialmente in presenza di minori e di una condizione di salute particolarmente precaria”.


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