Brusca frenata per l’export in Sardegna: meno 5 per cento in un anno

I dati ufficiali diffusi oggi dalla Cna


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L’export regionale sardo ha registrato una brusca flessione nel primo semestre 2013: il valore complessivo delle merci prodotte nell’isola ed esportate si è ridotto quasi del 5% rispetto allo stesso periodo del 2012. Il secondo trimestre 2013 mostra una leggera ripresa (con una stabilizzazione rispetto al trimestre corrispondente del 2012) ma le quantità esportate sono comunque inferiori rispetto al primo trimestre dell’anno, quando le esportazioni si erano ridotte addirittura del 9% rispetto all’inizio del 2012. I dati aggiornati dell’export sardo sono stati contenuti in una ricerca del Centro studi della Cna Sardegna secondo cui ad essere penalizzata da questa fase negativa è soprattutto la Sardegna del Nord con le esportazioni in calo del 12%, a fronte di una riduzione del 4% nel resto dell’Isola (+1% al netto dei prodotti petroliferi).

 

«Se in questa fase economica caratterizzata da consumi privati e spesa pubblica al palo arretrano anche le esportazioni, le aspettative di ripresa, o perlomeno di allentamento della recessione regionale per l’ultima parte dell’anno, rimangono alquanto labili», spiegano Bruno Marras e Francesco Porcu, rispettivamente presidente e segretario regionale della Cna sarda precisando che in Sardegna le dinamiche dell’export, anche se positive, non hanno mai avuto lo stesso impatto che al livello nazionale. In Sardegna, infatti, il commercio con l’estero dà un contributo netto negativo alla crescita del PIL: mentre l’Italia nel 2012 è tornata ad esportare più di quello che importa, il saldo della bilancia commerciale in Sardegna è rimasto negativo nel 2012 e nei primi sei mesi del 2013. «Dopo aver raggiunto il picco nel 2011 con un livello delle esportazioni inferiore di quasi 5 miliardi a quello delle importazioni – aggiungono Marras e Porcu – nei primi due trimestri 2013 il saldo negativo ha già raggiunto i 2,1 miliardi». 

 

In secondo luogo il sistema economico sardo è “mono-orientato”: l’85% dell’export riguarda, come è noto, l’industria petrolifera che però, nel primo semestre 2013 ha visto il valore delle esportazioni ridursi del 5% in relazione alle dinamiche negative dei mercati delle commodity energetiche. «Considerato il peso del comparto nell’apparato produttivo regionale si tratta di una flessione rilevante – spiegano i vertici della Cna Sardegna –in quanto si inserisce in un contesto di difficoltà per la produzione regionale dove tutte le attività produttive scontano tassi negativi anche più rilevanti: dal -14% dell’industria estrattiva al -40% del settore del trattamento dei rifiuti».

 

In base allo studio della Cna, come detto il nord Sardegna è l’area più penalizzata con esportazioni in flessione già nel 2012 (-10% nelle province di Sassari, Nuoro, Olbia-Tempio e Ogliastra) a fronte di una crescita del 24% nel resto della regione (Cagliari, Medio Campidano e Sulcis-Iglesiente). Crescita che però scende al 12% al netto delle esportazioni di prodotti petroliferi nella provincia di Cagliari.

 

Nel primo semestre 2013 – rivela la ricerca della Cna sarda – la situazione di riduzione risulta assai più generalizzata. Complessivamente comunque si conferma una situazione più difficile per le regioni settentrionali, con export in calo del 12%, a fronte di una riduzione del 4% nel resto dell’Isola (+1% al netto dei prodotti petroliferi).


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