Bruno Giorgi, l’ultimo gentiluomo: fu sua l’ultima cavalcata rossoblù in Europa

La storia di un grande allenatore del Cagliari, il ricordo di un grande gentiluomo scritto da Roberto Scalas


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di Roberto Scalas

Il calcio attuale non lascia più spazio al romanticismo di altri tempi . Le bandiere non esistono più a causa del business che fa da padrone allo sport più amato del pianeta e i sentimenti vengono a mancare sempre più. E allora ci affidiamo ai ricordi. Uno degli ultimi gentiluomini della storia del Cagliari è stato sicuramente Bruno Giorgi. Uomo dai valori veri, non ha mai avuto i riconoscimenti che avrebbe meritato per le sue capacità tecniche e soprattutto umane che davano quella spinta in più ai giocatori che ha allenato. E’ stato l’allenatore di diverse società ma il cuore lo ha lasciato a Cagliari. Personaggio non compreso totalmente dal mondo del pallone, Giorgi trovò a Cagliari l’affetto che meritava.

Arrivò per la prima volta in Sardegna nella stagione 93/94 per sostituire Gigi Radice, esonerato prima di giocare la prima partita di campionato contro l’Atalanta sul neutro di Bologna. Fece da condottiero ad un Cagliari che partecipava dopo oltre 20 anni alla Coppa Uefa e ne seguì una cavalcata esaltante che produsse l’eliminazione di squadre con grande tradizione calcistica: la Dinamo Bucarest di Moldovan, il Trabzonspor guidato dal futuro ct della Turchia Senol Gunes, il Malines del mitico portiere Michel Preud’homme e la Juventus campione in carica. La corsa si arrestò solo in semifinale con l’Inter dopo aver vinto all’andata, con un rocambolesco 3-2, e ceduto a San Siro per 3-0. Le partite con la Juve e proprio quella di andata contro l’Inter entrarono nella storia del club. La mossa di mettere Marco Sanna in marcatura su Roberto Baggio e i cambi fatti nel secondo tempo contro l’Inter consegnarono quella squadra e il tecnico di Pavia nella leggenda. Purtroppo mancò la ciliegina sulla torta ma, nonostante tutto, quell’anno viene ricordato tra i migliori, secondo solo a quello dello scudetto. A fine stagione l’allenatore pavese diede le dimissioni per poi tornare e salvare la barca due anni dopo in sostituzione di Giovanni Trapattoni. Si congedò nell’ultima partita di campionato contro il Parma vinta per 2-0, tra gli applausi di tutto il Sant’Elia. Quella fu, tra l’altro, l’ultima partita da allenatore e il Cagliari la sua ultima squadra. A 56 anni decise di tirarsi fuori definitivamente da un mondo che non gli apparteneva più che era sempre più indirizzato sugli interessi economici. Il 22 settembre 2010 scompare all’età di 69 anni a Reggio Emilia, sua città adottiva, tra il silenzio generale  tanto che viene data notizia della sua morte alcuni giorni dopo. Per i cagliaritani è stato come apprendere di aver perso una persona cara che attraverso l’umanità si era guadagnata la stima di tutto un popolo. Sicuramente tutti i sardi ricorderanno sempre quella corsa dietro a Giuseppe Pancaro dopo il goal del 3-2 contro l’Inter  nella semifinale di coppa. Quella corsa che lo fece entrare nei cuori e nella vita dei rossoblù.


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