La crescita dei prezzi che come nel caso dei beni energetici ha raggiunto il +42,2% in un anno, con l’inflazione che ha segnato il +6,9% solo a maggio (dati Istat), sta generando effetti nefasti sull’economia delle aziende agricole e delle famiglie. Una crisi che incide ancora di più in Sardegna, dove imprese e consumatori pagano anche lo scotto dell’insularità. Per cercare di arginare i rincari e sostenere le aziende del comparto agroalimentare e le famiglie isolane, Cia Sardegna propone interventi istituzionali mirati a favorire l’acquisto dei prodotti sardi e di conseguenza un contenimento dei prezzi al consumatore.
«Sarebbe auspicabile, a partire dalle fasce più deboli della popolazione, prevedere incentivi ai consumi agroalimentari dei prodotti sardi, introducendo strumenti che consentano la tenuta complessiva dell’economia isolana, a sostegno del comparto primario sardo oltre che di tutti i consumatori», sostiene il direttore regionale della Cia Sardegna, Alessandro Vacca. «Questo in un più ampio contesto di interventi mirati a salvaguardare e rilanciare l’economia e l’esistenza stessa delle aziende del settore agricolo e alimentare sardo».
I beni energetici, nonostante l’intervento governativo del bonus energia, si stabiliscono all’apice della crescita dei prezzi, con il +42,2% rispetto allo stesso periodo del 2021. Sempre su base nazionale, i prezzi al consumo dei beni alimentari aumentano del +7,1% rispetto al maggio scorso, condizionati pesantemente dai rincari sul gasolio per mezzi di trasporto (+25% a maggio).
«La conseguenza, come più volte sottolineato, è l’insostenibilità dei costi di produzione per tutto il comparto primario. Appare chiaro che la Sardegna, che subisce le conseguenze degli atavici irrisolti problemi relativi alla continuità territoriale delle merci, risulta essere tra le regioni più in difficoltà, e i dati relativi allo spopolamento del territorio ne sono la triste testimonianza», spiega Vacca. «In questo contesto inoltre il divario della forbice tra prezzi pagati ai produttori per il conferimento dei beni rispetto a quanto pagato al banco di vendita dai consumatori, fa scaturire un danno sia per i produttori che si vedono restringere lo sbocco di mercato, sia per i consumatori, costretti a ridurre gli acquisti, spesso indispensabili per il sostegno della famiglia, con un impoverimento complessivo dell’intera società sarda», continua il direttore di Cia Sardegna. «Si ribadisce quindi la necessità di intervenire puntualmente nella catena del valore e della distribuzione, prevedendo oltre che risorse e misure specifiche, anche interventi mirati sulle filiere, al fine di ridurre i costi e arginare le speculazioni in atto».