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Niente prova di forza e nessuna conta di voti alla ricerca del consenso decisivo. Berlusconi all’ultimo miglio getta la spugna e, a meno di 48 ore dalla prima convocazione dei grandi elettori per la scelta del nuovo capo dello Stato (lunedì prossimo alle 15), annuncia ufficialmente il suo ritiro dalla corsa al Quirinale. Sfuma così il sogno di concludere al Colle la sua carriera politica, accarezzato per settimane ma osteggiato sin da subito da centrosinistra e 5 Stelle. Il leader di Forza Italia ha affidato la sua decisione a una lettera che è stata letta dalla fedelissima Lucia Ronzulli, collegata insieme a Tajani proprio dal pc di Berlusconi, in apertura del vertice di centrodestra disertato dal gran capo degli azzurri. “Faremo una proposta condivisa col centrodestra in grado di avere il massimo consenso possibile”, ha detto Ronzulli agli alleati di Lega e Fratelli d’Italia che hanno inevitabilmente tirato un sospiro di sollievo per essere riusciti a uscire dal ginepraio di polemiche e veti incrociati in cui erano finiti.
Nel messaggio si ribadisce la linea del partito: Mario Draghi deve restare a Palazzo Chigi, alla guida del governo, Forza Italia è indisponibile ad accettare altre soluzioni. Ma Berlusconi di uscire dalla corsa da perdente non ne vuole proprio sapere, e quindi ha voluto precisare che i voti li aveva tutti ma che ha deciso di farsi da parte per non creare spaccature legate al suo nome. “Scelta decisiva e fondamentale, Berlusconi rende un grande servizio all’Italia e al centrodestra, che ora avrà l’onore e la responsabilità di avanzare le sue proposte senza più veti dalla sinistra, commenta il leader della Lega Matteo Salvini, dopo la decisione del Cavaliere di ritirarsi dalla corsa alla presidenza della Repubblica. Per Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia “la cosa più importante è l’unità della coalizione. Abbiamo fatto un gesto di generosità per quest’unità. Diciamo no a Draghi al Quirinale”.
“Sono davvero grato, dal profondo del cuore, alle molte migliaia di italiane e italiani che, in questi giorni, mi hanno manifestato affetto, sostegno e incoraggiamento da quando il mio nome è stato indicato per la Presidenza della Repubblica. L’Italia oggi ha bisogno di unità, al di là della distinzione maggioranza-opposizione, intorno allo sforzo per combattere la gravissima emergenza sanitaria, per far uscire il paese dalla crisi. In questo spirito, ho deciso di compiere un altro passo sulla strada della responsabilità nazionale, chiedendo a quanti lo hanno proposto di rinunciare ad indicare il mio nome per la Presidenza della Repubblica”.
Poco prima del vertice, Berlusconi aveva scritto a parlamentari e ministri a lui più vicini per chiedere consiglio sulla scelta. Unanime la risposta: “ti sosterremo in ogni caso”, anche se le due ministre Gelmini e Carfagna hanno sottolineato più volte i rischi legati ai numeri.
A questo punto, prende clamorosamente quota l’ipotesi Pierferdinando Casini, sicuramente il più trasversale dei politici che iniziato la sua carriera politica proprio con Berlusconi per diventare leader dell’Udc e ora esponente del Pd, passando per la presidenza della Camera. Decisive le mosse di Matteo Renzi, ancora una volta gran burattinaio di giochi e intrighi di palazzo che, messo nell’angolo anche Berlusconi, vede concretizzarsi l’ipotesi di un grande centro guidato, manco a dirlo, proprio da lui.