Turni massacranti, festivi pagati in parte, salari non adeguati e una serie di diritti e tutele negati a causa del mancato adeguamento al contratto nazionale. È la situazione di centinaia di commessi di alcuni ipermercati cagliaritani, 300 mila gli operatori in tutta Italia, che domani incroceranno le braccia in segno di protesta e chiederanno ai clienti di astenersi dal fare la spesa nelle aziende che “non riconoscono i diritti ai loro dipendenti”. Tra le richieste anche le chiusure domenicali. “Basta consumismo – dice Enrico, commesso da dodici anni in un Iperpan di Cagliari – Torniamo ai valori di un tempo e convinciamo i clienti a fare la spesa durante la settimana”.
Una situazione che riguarda le aziende che aderiscono a Federdistribuzione: Auchan, Carrefour, La Rinascente, Iperpan, Gieffe, Bricocenter, Profumerie Limoni e Metro, che si ostinano a non rinnovare il contratto nazionale, a differenza di Confcommercio. “Non chiediamo molto – spiega Enrico, cagliaritano di 30 anni – solo il rinnovo e il miglioramento del contratto, per rendere più produttivo e dignitoso l’operatore”. Dopo dodici anni di lavoro uno stipendio di poco più di 1200 euro, importo che con l’adeguamento potrebbe aumentare. “Parliamo di 85 euro in più – precisa – ma per un padre di famiglia vogliono dire molto”. Storia simile quella di Stefania, dipendente dell’Auchan di Pirri da ventuno anni: trenta ore lavorative a settimana, compresa la domenica, e un solo riposo. “Per anni siamo venuti incontro all’azienda dando la massima flessibilità – racconta – ma ora non ce la facciamo più, abbiamo una dignità. Mi rendo conto che la chiusura totale di domenica sia un’utopia, ma si potrebbero fare le aperture alternate come succedeva anni fa: gli incassi sarebbero gli stessi”.