Di Paolo Rapeanu
Quaranta o cinquantadue ore alla settimana: queste le due tipologie di contratto full time previste per le badanti. Sarde o straniere – la declinazione al femminile è obbligatoria, visto che sono pochissimi gli uomini a svolgere questo lavoro – non fa differenza. In tasca c’è la possibilità di mettersi, ogni mese, 1000 euro lordi. Netti diventano 852,48 e, per il numero di ore più corposo e che prevede anche la convivenza, 966.15. Ferie, malattie, tredicesima ed eventuale Tfr incluso. Ma è un mestiere che continua a parlare questa o quella lingua straniera: poche, molto poche le donne cagliaritane che si propongono. E sono centinaia i casi di famiglie che cercano, anche con urgenza, una badante.
Qualche dato: negli ultimi cinque anni – stando ai numeri in possesso dell’agenzia cagliaritana Ali (Assistenza Lavoro Integrazione) – ogni mese arrivano non meno di una cinquantina di curriculum vitae, con picchi anche di svariate centinaia. Le badanti che sono riuscite a lavorare a tutti gli effetti sono 220, appena 80 sono cagliaritane e sarde. “Le straniere sono la maggioranza perché la loro famiglia rimane nel paese d’origine, chi invece è nato qui non se la sente di fare assistenza ventiquattro ore su ventiquattro”, spiega il direttore dell’agenzia Pierandrea Costa, “è un lavoro che non richiede particolari titoli, tra i sardi che tentano questa strada lavorativa l’età media non è bassa, 45-50 anni”.