In Sardegna c’è un’emergenza, tra le tante, nel settore della sanità: si chiama anoressia. Ne soffrono migliaia di persone e, nonostante sia “la seconda causa di morte, in tutta Italia, dopo gli incidenti stradali”, una delle principali patologie legate ai disturbi alimentari viene curata col contagocce. Gli ambulatori specializzati? Ci sono, ma sono pochissimi. E c’è una sola struttura nella quale poter essere ricoverati e aiutati, in capo all’Ats. È Lo Specchio e, sin dal 2020, si trova ad Iglesias. A Cagliari, tra Oristano e Nuoro e a Sassari, invece, si trovano i tre ambulatori. Poi, nient’altro, a parte i centri di salute mentale. Troppo poco per cercare di salvare, nel vero senso della parola, tante vite. Lo dice a chiare lettere Fabrizia Falco: 29 anni, psicologa, da due anni gestisce il centro di Iglesias: “Siamo contrattualizzati per avere 9 pazienti fissi e uno che arriva la mattina e va via la sera”. Dieci posti, meno di una goccia in un oceano di disperazione: “E accogliamo anche pazienti che arrivano da fuori regione, visto che in tutto il sud Italia l’unico altro centro esistente è in Basilicata. Purtroppo, per la cura di questa malattia, siamo sguarniti”. L’età media di chi, in Sardegna, viene aiutato da psicologi, psichiatri, nutrizionisti, psicoterapeuti, biologi, educatori, Oss, infermiere e cuochi nella realtà del Sulcis? “35 anni. Abbiamo una ragazza minorenne, poi il più grande ha 50 anni”. Loro, pian piano, si stanno salvando. Tanti altri no.
“Veniamo contattati da tantissime famiglie e genitori. Il disturbo dell’alimentazione, che principalmente porta all’anoressia, e in parte anche alla bulimia, è una malattia invalidante. Le persone fanno fatica a relazionarsi con gli altri, si isolano socialmente”. E, purtroppo, qualcuno arriva a farla finita: “Confermo”, ammette la Falco, “visto che è la seconda causa di morte tra tutte le persone. Si può comunque guarire, basta affidarsi a del personale esperto”. Ma se, in Sardegna, è ridotto quasi all’osso, allora si può dire che ci si trovi davanti ad un grosso, grossissimo problema: “Mi batto da tanto tempo per l’apertura di altre strutture nella nostra Isola”, dichiara la Falco, “ho visto pazienti che sono guariti grazie al nostro aiuto. È impensabile che esistiamo solo noi e che si sia un unico posto in modalità semiresidenziale: pensiamo a un malato che, da Iglesias o da Sassari, deve venire la mattina da noi ad Iglesias e, poi, ritornare a casa la sera. È un’odissea”. Proprio come i disturbi dell’alimentazione e, purtroppo, l’anoressia in Sardegna.