Alluvione, 500 milioni di danni: “Il piano d’emergenza mai scattato”

Il piano comunale di protezione civile prevede l’allerta ai cittadini anche telefonicamente e porta a porta. Proseguono le indagini.


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La zona di Olbia è stata quella a pagare le conseguenze peggiori della tragica alluvione. Sei morti, tra cui due bambini di due e tre anni. Una strage dell’acqua assassina. Un disastro che non si presentava da almeno sessant’anni. Ed oggi a venire a galla è un aspetto fondamentale nell’ambito della prevenzione- Il piano comunale di protezione civile per “fronteggiare lo stato di emergenze” approvato dal consiglio comunale di Olbia il 4 dicembre 2012, infatti, sarebbe rimasto sulla carta. Non sarebbe stato applicato nonostante l’allerta meteo critica: la misura a tutela della popolazione prevede addirittura che l’allarme, in questi casi di pericolo, venga segnalato tramite sirene e altoparlanti su auto.

Un piano che prevede, in casi estremi, che i cittadini cittadini fossero avvisati via telefono o persino porta a porta. E quello che è successo aveva tutti i requisiti per essere definito un caso estremo, prima del quale la popolazione non sarebbe stata avvisata in tempo e l’evacuazione ipotizzata nel piano non è  stata disposta.

E così, Olbia è stata travolta, Con lei le sue vittime, che non hanno avuto alcuna possibilità di sopravvivvere. Come è successo ai due bimbi, Enrico e Morgana, morti l’uno assieme al padre che cercava di salvarlo mettendolo in braccio, l’altra mentre era in auto con la madre, in una Smart letteralmente investita dalla violenza dell’acqua.

Il piano comunale di protezione civile è un fascicolo massiccio con un’analisi dettagliata del territorio, dei rischi idrogeologici e idraulici, delle strade e delle vie di fuga. Le procedure d’emergenza prevedono la figura di un responsabile dell’assistenza alla popolazione che deve provvedere ad attivare il sistema d’allarme, previa autorizzazione del sindaco, e organizzare l’evacuazione della popolazione dalle aree di rischio alle strutture d’accoglienza.

Informazioni che devono essere comunicate alla Regione dal sindaco e di conseguenzar prefettura, comuni limitrofi, vigili del fuoco e forze dell’ordine dell’avvenuta attivazione della fase d’allarme.

In base a questi elementi, la polizia giudiziaria, su mandato della procura di Tempio Pausania, sta acquisendo documenti, elaborati e altro materiale, anche di natura urbanistica, in comune a Olbia e in provincia a Sassari che potrebbero contribuire alle indagini per accertare eventuali responsabilità. In particolare, gli inquirenti hanno cominciato ad acquisire documenti sulla strada provinciale Olbia-Tempio, dove si è verificata una voragine che ha inghiottito due auto: sono morti due coniugi e la loro consuocera e una giovane è rimasta gravemente ferita.

Ma non finisce qui, perché l’inchiesta prevede prevede anche l’analisi delle opere idrauliche e infrastrutturali che hanno ceduto durante il nubifragio. Inoltre, ad Olbia i carabinieri hanno chiesto e ottenuto le immagini delle tv locali sugli allagamenti sul crollo nella strada provinciale.

E per quanto riguarda i danni, in termini economici, i dati sono drammatici. Si parla infatti di almento 500 milioni  in Gallura e altrettanti, il ciclone Cleopatra, dovrebbe averne causati nel Nuorese. Si tratta della stima della delegazione dei parlamentari di Sel con il capogruppo alla Camera Gennaro Migliore, Martina Nardi della commissione Trasporti, Ileana Piazzoni e Michele Piras nei luoghi colpiti dagli straordinari eventi atmosferici. “Un conteggio ancore provvisorio”, spiega Piras, “basato soprattutto sui calcoli ancora incompleti e in alcuni casi fatti per approssimazione dagli amministratori locali che abbiamo incontrato finora”.

Nel frattempo. oggi pomeriggio si è tenuta nella sede della Regione una riunione di coordinamento tra la struttura dell’assessorato dei Lavori pubblici e l’Anas, rappresentata dal capo compartimento per la Sardegna Valerio Mele, riguardo agli interventi di ripristino della viabilità provinciale. L’assessorato, attraverso i servizi dei Geni civili competenti per territorio, avrebbe già dato il via ad una ricognizione del fabbisogno necessario per la messa in sicurezza delle infrastrutture viarie provinciali, gravemente danneggiate. L’Anas, in base quanto deciso durante l’incontro, dovrà effettuare gli interventi con le risorse straordinarie messe a disposizione dallo Stato.