La sanità in Sardegna passa anche per il Businco, l’ospedale oncologico da poco passato sotto la “gestione unica” dell’Azienda Brotzu. E, in una regione nella quale per curarsi bisogna, spesso e purtroppo, quasi patire le pene dell’inferno, anche Maria Grazia Caligaris è stata “vittima” di tempi lumaca e disservizi che hanno reso non totalmente sereno il suo soggiorno tra le corsie della struttura di via Jenner. Sessantuno anni, volto noto della politica e dell’associazionismo sardo, la Caligaris è in lotta contro un tumore ovarico: colpite tutte e due le ovaie, dopo l’intervento la attendono sei mesi di chemio: “Sono stata ricoverata sette giorni, i problemi riguardano la diagnostica. Ho conosciuto varie donne, tutte concordanti sulle attese troppo lunghe, anche per fare una tac, una risonanza o per aver una dignaostica precisa. Situazioni simili si ripercuotono sull’aspetto fisico e psicologico delle persone”.
Sette giorni nei quali la Caligaris è stata curata “dall’èquipe del dottor Antonio Macciò, che ringrazio, insieme agli infermieri e a tutto il personale”. Ma per la sanità sarda la parola d’ordine è una e solo una: “cambiamento”. Ne è sicura la Caligaris: “Una donna da curare bisogna prenderla in carico a tutto tondo, così come avviene in altri istituti. Perchè dobbiamo attraversare il mare Tirreno se qui abbiamo le possibilità di rendere più semplice l’efficacia delle cure e la nostra sanità, che sembra sempre più essere impostata a favore del privato?”. Ancora: “Le figure professionali già esistenti vanno motivate di più e ringraziate per quanto fanno, spesso in condizioni difficili, tra una sala operatoria non funzionante o utilizzata per emergenze esterne, che non riguardano nessun e nessuna paziente dell’Oncologico”