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Sembra essere passata un’eternità, invece sono passati “solo” sette anni. Pochi, in generale, un’Era geologica per qualunque struttura che viene abbandonata. Lo Tsunami di Pula, dopo aver fatto ballare decine di migliaia di sardi, ha il classico aspetto di un edificio che è stato investito da uno tsunami. Il “gioco di parole” regge: basta guardare le foto pubblicate da Daniele Cau di Sardinia Urbex. Un viaggio fotografico all’interno di un tempio (della musica) che è stato profanato dal tempo: reggono a malapena i tetti dei gazebo esterni e quello principale del “casermone”, poi è il trionfo del degrado: la zona della cucina è strapiena di ruggine, alcune sedie rosse di plastica mostrano tutti i segni del tempo che passa e – beffa nelle beffe – ci sono ancora degli estintori sigillati, obbligatori durante i venerdì e sabati notte dance e, oggi, mezzo arrugginiti.
“Chi è entrato sicuramente veniva colpito dai teck dei pavimenti, dal giardino e dai giochi d’acqua della fontana centrale e dalle due ampie vetrate. I priveè invece avevano forma di veri e propri salottini disegnati da Philippe Starck”, scrive Daniele Cau sul suo sito, “chi invece preferiva un’atmosfera più lounge trovava spazio a ridosso del giardino con priveè larghi e spaziosi caratterizzati da gazebo bianchi per potersi non solo divertire, ma anche rilassarsi”. Tutto scritto al passato, naturalmente. Oggi, dello Tsunami rimane solo un ricordo sporcato da polvere, ruggine e abbandono.