Aldo Rodriguez, attentato al re del muay thai: “Lavoro a Cagliari da anni, sono sconvolto”

La sua Fiat 600 distrutta da un maxi petardo, la rabbia del famosissimo istruttore di boxe orientale: “Tantissimi giovani sardi sono diventati campioni grazie a me, è il terzo attentato che subisco. Cos’ho fatto di male?”


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Il tono di voce è quello di una persona che, in cuor suo, sembra non sapere più a quale santo votarsi. Aldo Rodriguez Navas, il campione spagnolo di boxe thailandese (conosciuta da tutti anche come muay thai), è lui il titolare della Fiat 600 rimasta gravemente danneggiata in seguito all’esplosione di un maxi petardo. Era parcheggiata davanti alla palestra nella quale fa l’istruttore, “e non il gestore”, precisa sin da subito, in quel “Pallone” di Italia 90 a Sant’Elia frequentato, ogni giorno, da decine di sportivi. Sul fatto sta indagando la polizia e Rodriguez, contattato da Casteddu Online, decide di sfogarsi: “Sono un lavoratore che ha sempre lavorato onestamente, non sono ricco e insegnare muay thai è l’unico modo che ho per vivere”. Nel 2013, il 43enne ha visto un’altra sua auto, una Renault Twingo, finire distrutta da una bomba lanciata da chissà chi. Forse la stessa mano che, qualche istante dopo, ha lanciato un altro ordigno dentro il suo giardino di casa, a Elmas. Qualche mese prima, il motore della sua vettura era andato a fuoco. Dopo qualche anno trascorso ad insegnare in una palestra di Pirri, Aldo Rodriguez è uno degli istruttori del “Team Rodriguez” a Sant’Elia. “Forse sono scomodo per qualcuno perchè aiuto tanti giovani a praticare sport, levandoli dalla strada. Da poco ho avuto qualche discussione per futili motivi con degli iscritti, ma nulla che possa giustificare un ordigno fatto esplodere sotto l’auto”.

 

“Sono qui da nove anni, ho fatto esordire come professionisti almeno dodici ragazzi, portandoli anche in Spagna”, osserva il campione di muay thai, “l’automobile non è nemmeno mia, ma della mia compagna. Sono sconvolto, è un gesto folle. Ho paura che dopo questo fatto non possa più lavorare. Io non me ne voglio andare, sopravvivo facendo questo lavoro. Se dovessero mandarmi via da qui”, anche alla luce del fatto che il “pallone” potrebbe essere tirato giù in vista della costruzione del nuovo stadio, ma sul punto non c’è nessuna conferma, “finisco in mezzo a una strada”.


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