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Crescono in Sardegna i filosofi del terzo millennio. A scuola, dialogando e confrontandosi, puntando sul fascino antico della filosofia per proiettare nel futuro attitudini e ambizioni. Giovani che scoprono e gustano il piacere di stare insieme e dialogare. Di conoscersi meglio e di più, discutendo del mondo che li circonda, guardando al quotidiano con occhi nuovi, allenandosi a pensare criticamente e creativamente. Dialogando, soprattutto, che a considerare la loro età non è così scontato: eppure, un centinaio di ragazzi delle scuole superiori di Cagliari e Quartu ha scoperto il piacere di mettere in pausa social e chat per riappropriarsi di una nuova dimensione.
Loro sono gli studenti del Liceo delle Scienze Umane De Sanctis Deledda di Cagliari e del Liceo Scientifico Artistico Brotzu di Quartu. E sono i protagonisti della quinta edizione del “Festival del dialogo filosofico”, tappe a Cagliari, Quartu e Olbia, dove l’appuntamento è fissato per sabato prossimo.
Giovani filosofi in erba che si nutrono di pensiero e linguaggio, grazie a scuole capaci di ripensarsi e mettersi in gioco, di andare incontro alle loro esigenze e di stimolarli a percorrere strade nuove e forse nemmeno immaginate, solo apparentemente lontanissime. E grazie a docenti che nei loro ragazzi ci credono davvero: Fabio Mulas del Liceo Brotzu, organizzatore del Festival, Anna Masala docente del Liceo delle Scienze Umane, Vinicio Busacchi del dipartimento di Pedagogia, Psicologia, Filosofia dell’Università di Cagliari (Facoltà di Studi Umanistici). Dei ragazzi loro sono motivatori e trascinatori, capaci di intercettare i bisogni e spingerli sempre oltre l’ostacolo, in una preziosa esperienza di arricchimento reciproco.
Il progetto prende il via da un PCTO (Percorsi per le Competenze Trasversali e l’Orientamento) del Brotzu di Quartu con l’Università e il CRIF (Centro di Ricerca sull’Indagine Filosofica). Quest’anno, per la prima volta, partecipa anche il liceo De Sanctis Deledda.
Il Festival è il risultato di un percorso avviato durante l’anno scolastico, dall’anno prossimo sarà inserito nei progetti finanziati con i fondi del Pnnr. E ha l’ambizioso obiettivo non di divulgare contenuti filosofici, ma proprio di imparare a fare filosofia in comunità, attraverso le pratiche del dialogo, con la partecipazione attiva degli studenti che propongono idee, spesso di tratta di spunti da problemi reali, per arrivare a un momento condiviso di astrazione filosofica con l’obiettivo di realizzare l’apprendimento attraverso la scoperta e in modo empatico.
“Per i ragazzi è un’esperienza straordinaria, si ritrovano in cerchio a discutere su temi filosofici, scelti da loro stessi – spiega Anna Masala, docente di Filosofia e Scienze Umane che ha curato il progetto per il Liceo DeSanctis Deledda con il costante supporto della dirigente Maria Rosaria De Rosa – E la risposta è stata oltre le loro stesse aspettative. Una pratica che si sta sperimentando anche con i bambini più piccoli, perché stimola la democraticità del pensiero, favorisce la cura del pensiero degli altri e incentiva il pensiero critico. Funziona perché è un tipo di educazione e apprendimento spontanea e immediata, e coinvolge tutti i sensi a 360 gradi. Al liceo, poi – sottolinea Masala – ha anche un valore di professionalizzazione, perché aiuta a far scoprire attitudini e propensioni che potranno poi essere riportate nelle scelte lavorative future dei ragazzi”.
Durante gli anni bui della pandemia, il festival non si è fermato e, come è successo un po’ per tutto, ha traslocato in una dimensione digitale. Un modo per non fermarsi, ma che è costato il contatto diretto con i ragazzi, fondamentale proprio per quel coinvolgimento di tutti i sensi che lo caratterizza.
Sabato scorso sono state organizzate due tavole rotonde, una al Brotzu e una al De Sanctis Deledda, quest’ultima moderata da Franca Rita Porcu, insegnante di Scienze Umane, sul tema “Prendere la parola e educare all’argomentazione”, dunque riflettere e discutere di cose reali ma con lo stile del dialogo filosofico.
“C’è una grossa differenza fra apprendimento di contenuti e apprendimento di una pratica”, spiega ancora Anna Masala. “Qui si recupera lo studio con temi su cui tutti possono discutere, anche se non hanno mai studiato la materia, perché non si parla di contenuti di storia della filosofia ma di esercitazione filosofica del pensiero. Una pratica di comunità, che consente alle persone che discutono insieme di strutturare e migliorare la loro capacità filosofiche, affinando le strutture logiche del pensiero. Facendo domande e cercando insieme le risposte”.
Ultimo appuntamento di quest’anno, sabato a Olbia: sono coinvolti Comune, Biblioteca Simpliciana, Era Kindergarten, e sono stati invitati gli alunni del Liceo Mossa, che conoscono la pratica per aver effettuato il PCTO, e la scuola primaria via Vignola, destinataria di un laboratorio di Philosophy for children. Anche a Olbia ci sarà una tavola rotonda, parteciperà Antonio Cosentino, massimo esperto di questa pratica in Italia.