In un paese dove l’obiezione di coscienza per le interruzioni di gravidanza sfiora una media del 70 percento, con picchi in alcuni regioni del 93 per cento, la Sardegna si classifica ultima. Ma per una volta non come maglia nera, nell’Isola “solo” il 49 per cento dei medici sono obiettori. Anche se si è ancora lontani anni luce dal rispetto del diritto della donne sancito dalla legge 194, i dati sono sicuramente in controtendenza.
Un tema caldo, l’aborto, in Italia, paese fortemente cattolico, ancorato a vecchie ideologie nel quale ancora si parla e si discute di un diritto e di una scelta che spetta solo alla donna. E che non è mai una passeggiata. E’ notizia di oggi la polemica per l’assunzione al San Camillo di Roma di due medici tramite concorso riservato ai non obiettori. Apriti cielo, il presidente dell’ordine dei medici Giuseppe Lavra ha gridato allo scandalo definendolo un “atto iniquo”. “Non si sarebbe data la possibilità di partecipare anche ai non obiettori”. Peccato, però, che in Italia la possibilità di interrompere la gravidanza nella maggior parte delle regioni non venga date alle donne, che si vedono chiudere le porte degli ospedali pubblici in faccia. E spesso sono costrette ad emigrare in altre regioni dove la legge approvata nel 1978 viene applicata regolarmente. Le persone incaricate ad aiutare a intraprendere questo momento così doloroso si rifiutano di farlo per motive “etici”.Proprio per questo il consiglio d’Europa lo scorso aprile ha condannato il nostro paese per le difficoltà che le donne incontrano nel far rispettare una legge dello Stato, la famosa 194.
Per fare alcuni esempi: in Inghilterra l’obiezione è del 10 percento. In Francia gli ospedali pubblici hanno l’obbligo di legge per garantire il servizio. In Svezia l’obiezione di coscienza non esiste proprio. In Italia, invece, 7 medici su 10 si rifiutano. In questi dati così sconfortanti, la Sardegna sembra avvicinarsi a fianco delle donne.