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A mali estremi, estremi rimedi. Purtroppo i furti in spiaggia sono un crimine comune a tutte le località turistiche, nessuna esclusa. Ed è per questo che in varie parti del mondo ci si attrezza, quantomeno per non lasciare le vittime in “mutande”. Almeno in quei luoghi dove c’è stato un aumento esponenziale di questa odiosa prassi criminale. Quanti vacanzieri, infatti, dopo un tuffo in acqua si ritrovano senza telefono, vestiti e denaro e con il solo costume addosso e a piedi nudi si devono arrangiare per tornare in albergo o a casa, distanti anche diversi chilometri. Ha così pensato bene, per esempio, la polizia municipale di Barcellona, la Guàrdia Urbana, per l’esattezza, di distribuire un kit di emergenza a chi si trova in difficoltà. Nel “corredo” si trovano un paio dipantaloni, una maglietta, un paio di infradito e un biglietto della metropolitana. Si evita così la vergogna di dover girare seminudi o addirittura senza nulla addosso, come nel caso dei naturalisti, numerosi e spesso presi di mira dai borseggiatori sulle spiagge di Sant Sebastià o Mar Bella. La decisione é stata presa proprio per alleviare le conseguenze di quella che nel capoluogo della Catalogna sarebbe una vera e propria emergenza. Se, infatti, per l’intera stagione estiva del 2016 la polizia ha distribuito 120 kit, dall’inizio dell’estate, ovvero il 27 maggio, di quest’anno sono già stati distribuiti 174 pacchetti. Gli agenti si occupano anche della denuncia ed eventualmente di contattare il consolato. Dato che nonostante un numero maggiore di persone impiegate non si riesce a far diminuire i furti questa scelta è intesa a far affrontare il disagio con maggiore dignità. Una soluzione condivisibile, per Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”. Perché se è giusto intensificare i controlli e punire esemplarmente i colpevoli, è corretto almeno alleviare i disagi per i malcapitati che oltre a subire il danno della perdita degli effetti personali con tutte le difficoltà conseguenti spesso al fatto di trovarsi anche a centinaia o migliaia di chilometri dai propri luoghi di partenza, patiscono la beffa e l’imbarazzo di rimanere letteralmente in “mutande”.