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di Jacopo Norfo
“Vogliamo la paghetta”, gridano gli stranieri in marcia a Villanofavorru sulla statale 131: un blocco dei pagamenti del pocket money scatena la protesta dei migranti, che rischiava di paralizzare la Carlo Felice. Contemporaneamente a Cagliari, nella notte, scoppia una mega rissa che coinvolge in viale Elmas ben 25 nigeriani: uno di loro viene accerchiato e pestato, un altro arrestato dalla Polizia. Nello stesso giorno, al semaforo di viale La Playa, esplode una lite tra un senegalese e un bengalese, che sfocia poi in una rapina: la guerra è per il semaforo conteso, quello dove vendere in un punto trafficato agli automobilisti in transito.
Sono tre episodi del tutto scollegati tra loro che certificano però una cosa: non sappiamo davvero nulla degli stranieri che stiamo ospitando nella nostra isola, non conosciamo e spesso non vogliamo neppure interessarci ai loro problemi, indaffarati come siamo a pensare ai nostri. Si tratta però di comunità che andrebbero ascoltate, non è mai utile ignorare il malcontento: serve il dialogo per capire e affrontare una integrazione che in pochi sembrano davvero volere. La bocciatura del referendum sui migranti in Ungheria (dove pure chi è andato a votare ha votato contro il piano europeo) ci dimostra più che mai che tutte le società sono divise su questo tema: migrazione e integrazione. Si può fare di più, davvero, per non restare per primi impreparati?