Villacidro, canile mai aperto e cuccioli spediti a Olbia: “Ora basta”

Ieri l’ultimo caso. L’abbandono di 5 cagnolini di appena due giorni di vita, ennesimo tam tam su facebook nel tentar di salvarli e alla fine all’ennesima deportazione al canile convenzionato di Olbia. Alcuno cuccioli, denunciano i volontari dell’associazione Amici di Susy, sono già morti


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A Villacidro il canile c’è da anni, ma non è mai entrato in funzione. Così i randagi finiscono a Olbia, a oltre 200 km di distanza, in base ad una convenzione stipulata dall’amministrazione del comune del Medio Campidano. Ieri l’ultimo caso. L’abbandono di 5 cuccioli di appena due giorni di vita, all’ennesimo tam tam su facebook nel tentar di salvarli e alla fine all’ennesima deportazione al canile convenzionato di Olbia. Alcuno cuccioli, denunciano i volontari dell’associazione Amici di Susy, sono già morti.

I volontari e le associazioni che si animano per evitare queste deportazioni. E ora chiedono aiuto.
Oggi le volontarie del rifugio “Gli amici di Susy” hanno scritto questo post, ma è solo l’ultimo sfogo di chi “Che io mi ricordi, ben sei sindaci si sono seduti su quello scranno, facendo promesse che non sono state mai mantenute. Un canile municipale costruito dal 2000, mai stato operativo. Che io mi ricordi, almeno quattro bandi di gara per la sua gestione, per un canile che non ha mai avuto l’agibilità. Una convenzione con un canile a 250 km di distanza (mentre la legge ti dice che la distanza massima deve essere di 50 km). Lontano dagli occhi, lontano dal cuore…..tanto sono solo cani.
E ora? Sono passati più di vent’anni da quando ho iniziato le mie battaglie, finendo pure per avvocati. Ora dopo vent’anni ritrovo una situazione sempre più penosa. Un Sindaco o chi per lei che manda 5 cuccioli appena nati, abbandonati in campagna, al canile convenzionato, a 250 km di distanza, pagando con soldi pubblici la diaria per quei cani che difficilmente riusciranno a sopravvivere. Abbiamo circa ottanta cani in rifugio, più i tanti che ciascuna di noi, volontarie attive, ha in casa. Abbiamo sempre dato e continuiamo a dare il massimo. Quando possiamo interveniamo. Se non lo facciamo, come nella situazione dei cinque cuccioli appena nati abbandonati in campagna, è perché realmente non ne abbiamo le possibilità”.