Porto, domani a Cagliari il veliero che salva i migranti in Libia

Dalle ore 10 alle 20.00 il veliero Astral sarà visitabile presso la Marina di Portus Kalaris, molo Sanità, ex Stazione Marittima. E’ un’imbarcazione a vela della Ong Open Arms impiegata per i salvataggi in mare al limite delle acque territoriali libiche


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Porto, domani a Cagliari il veliero che salva i migranti in Libia,

Dalle ore 10 alle 20.00 il veliero Astral sarà visitabile presso la Marina di Portus Kalaris, molo Sanità, ex Stazione Marittima, lato via Roma. L’Astral è un’imbarcazione a vela della Ong Open Arms impiegata per i salvataggi in mare al limite delle acque territoriali libiche, dove ha operato sino alla scorsa settimana. Attualmente è in viaggio da Malta a Barcellona e il domani farà tappa in città. L’equipaggio ha una lunga esperienza nel soccorso in mare, ha vissuto in prima persona le ultime drammatiche vicende estive, e offre la sua disponibilità al confronto: domani sarà un’occasione importante per capire cosa accade realmente nelle acque agitate al confine con la Libia. Dalle 16.30 nella Facoltà di scienze economiche, giuridiche e politiche (SEGP), ex aula A, viale S. Ignazio 74 Cagliari, si terrà un incontro dibattito sul tema: “Flussi migratori e stragi lungo la rotta libica, facciamo un po’ di chiarezza”.

Interverranno: Fulvio Vassallo Paleologo (Associazione Diritti e Frontiere), Massimo Alberizzi (direttore di Africa Express), Riccardo Gatti (Proactiva Open Arms) e lL’equipaggio dell’Astral, imbarcazione dell’ONG Open Arms impiegata nei soccorsi nel Mediterraneo centrale.

Nella propria pagina facebook la Ong fa il punto della situazione sull’immigrazione nel Mediterraneo:

“Durante l’estate, nel volgere di poco più di un mese, si è verificato un drammatico rivolgimento nelle strategie che l’Italia e l’Unione Europea mettono in atto per contrastare i flussi migratori che attraversano il Mediterraneo centrale. Le informazioni diffuse dai media in proposito sono state estremamente parziali, frammentarie e contraddittorie, sino a quando, dopo l’annuncio di una drastica riduzione dei flussi e la celebrazione del “grande successo dell’Italia”, l’argomento è scomparso dalle prime pagine, rimanendo avvolto da un fitto e impenetrabile velo di confusione. L’attenzione dei media si era inizialmente focalizzata su presunte e mai provate collusioni tra i cosiddetti “trafficanti” e le organizzazioni non governative (ONG) impegnate nel salvataggio a mare; successivamente l’attenzione si è spostata sul tentativo di limitare l’azione di salvataggio delle ONG imponendo loro forti vincoli, contenuti nel cosiddetto “codice Minniti” (dal nome del ministro dell’interno italiano); infine l’attenzione è caduta quando l’azione di salvataggio delle ONG è stata quasi del tutto bloccata per le minacce, le aggressioni e i tentativi di sequestro in mare operati da unità armate della sedicente “Guardia Costiera libica”, affiancate dall’inquietante presenza di un’imbarcazione (la C Star) controllata direttamente da gruppi neonazisti europei collusi con i servizi segreti. È stato inoltre documentato come, lungo le coste libiche, contemporaneamente, abbiano cominciato ad operare milizie armate formatesi allo scopo specifico di contrastare l’emigrazione, e che compiono azioni di intercettazione delle imbarcazioni dei migranti, respingimenti in mare, aggressioni, deportazioni e incarcerazioni all’interno di un’estesa rete di campi e di centri di prigionia, dove i migranti vengono derubati, picchiati, stuprati, torturati, sequestrati a scopo di estorsione, ridotti in schiavitù, uccisi. È evidente come queste azioni armate ai danni di migranti e ONG siano avvenute in seguito a complessi e in parte oscuri accordi politici e scambi di varia natura con le altre potenze interessate alla spartizione della Libia e con i diversi governi e le milizie armate che operano in quel territorio. Non è invece affatto chiaro da chi siano costituite e armate e a chi rispondano effettivamente le formazioni anti-emigrazione recentemente formatesi in Libia, né quante siano e a chi rispondano effettivamente le cosiddette “guardie costiere libiche” presenti. La domanda è tanto più inquietante in quanto sono emerse ripetutamente prove della complicità tra i cosiddetti “trafficanti” e le unità della sedicente “guardia costa libica”. Attualmente le fughe dalla Libia continuano, seppure in misura molto ridotta, con le solite imbarcazioni precarie, stracariche, pericolosissime, e continuano anche i naufragi, le stragi e i salvataggi in mare operati, tra mille difficoltà, dalle “famigerate” ONG; il tutto accompagnato dal silenzio assordante dei media”.


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