Trapianti a Cagliari, “donatori in aumento e molti organi finiscono nel resto d’Italia”

Ottantaquattro sardi su cento hanno detto “sì” alla donazione degli organi in caso di morte, contribuendo a salvare vite anche nel resto della nazione. Ma non tutto va bene: “Non c’è stato un numero adeguato di trapianti e manca ancora il coordinatore regionale. Tutto è lasciato alla buona volontà degli operatori”. GUARDATE la VIDEO INTERVISTA al presidente della onlus Prometeo Pino Argiolas


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Natale si avvicina anche nelle corsie degli ospedali e anche tra i letti di chi è ricoverato in attesa di un fegato o un rene da parte di un “angelo”. Il mondo dei trapianti non va in vacanza – meglio, non ci può andare – e Cagliari e la Sardegna, nell’anno in cui c’è il record di “sì” alle donazioni, “solo il 16,8 per cento dei sardi si è detto contrario”, si trovano a fare i conti con molte luci ma anche qualche pesante ombra. Pino Argiolas, 66 anni, presidente della onlus Prometeo, da anni in prima fila per i diritti dei trapiantati, è netto: “È un risultato eccezionale, i sardi si confermano generosissimi anche se il numero di trapianti non è stato elevato perché molti organi non sono risultati idonei”. E, in altri casi, “sono stati trasportati nel resto d’Italia per essere trapiantati”.
E, se è vero come è vero che l’alto numero di “sì” alle donazioni “è frutto del grandissimo lavoro compiuto da medici e associazioni”, sotto l’albero di Natale dei trapiantati sardi non c’è il dono principale: “L’entrata in servizio del coordinatore regionale, la Regione ha fatto la delibera da oltre un anno e il concorso è stato già fatto. Manca solo la firma”, afferma Argiolas, “nell’attesa ci si deve affidare alla buona volontà degli operatori, ma un coordinamento generale è necessario”.