Spiaggia, bene comune: la Posidonia spiaggiata sugli arenili e il “caso Alghero”

“La rimozione della Posidonia spiaggiata, ancor peggio con pesanti mezzi meccanici, è potenzialmente dannosa per la biodiversità delle biocenosi, ovvero delle comunità animali e vegetali della battigia e per la sabbia stessa che viene compressa e pestata trasformandola in un duro e solido battistrada”


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La presenza della posidonia spiaggiata sul litorale sabbioso tra Alghero e Fertilia non è una calamità ma un fatto naturale come accade sulla terraferma per gli alberi che in autunno perdono le foglie. Infatti la posidonia (Posidonia oceanica) è una pianta superiore che vive in mare e il deposito sui litorali assolve una funzione importante per l’ecosistema marino, i suoi habitat, le specie animali e vegetali. Dal punto di vista ecologico la rimozione della posidonia spiaggiata, ancor peggio con pesanti mezzi meccanici, è potenzialmente dannosa per la biodiversità delle biocenosi, ovvero delle comunità animali e vegetali della battigia e per la sabbia stessa che viene compressa e pestata trasformandola in un duro e solido battistrada. Altrettanto dannosa – e non condivisibile – è la rimozione delle piante pioniere. Tuttavia nelle località turistiche della regione, come Alghero, si provvede alla rimozione di entrambe per rendere facile la fruizione turistica e così poter stendere lettini, ombrelloni e asciugamani. Al tempo stesso la normativa regionale prevede che la posidonia spiaggiata possa essere rimossa nel periodo estivo per essere poi riposizionata sul litorale di appartenenza in funzione di protezione dall’erosione della linea di costa. Negli ultimi 10 anni, ad Alghero, sono stati realizzati tre punti di stoccaggio: San Giovanni, Maria Pia e Punta Negra. Nel corso del tempo, quella che sarebbe dovuta essere una sistemazione temporanea è diventato un problema sul quale si sono stratificate presumibilmente varie responsabilità che se fossero di natura penale, dovranno essere accertate e contestate dall’autorità giudiziaria competente, mentre l’accertamento di eventuali danni erariali spetterebbe alla Procura generale della Corte dei Conti. Le associazioni ambientaliste, con i rispettivi uffici legali, valuteranno l’opportunità di intraprendere azioni legali con specifici esposti. Al di là di questi aspetti, le associazioni ambientaliste chiedono che si attui, su tutto il territorio costiero regionale, un monitoraggio e aggiornamento dei dati relativi ai fenomeni di erosione costiera capace di far adottare strategie pluridisciplinari di compensazione dei fenomeni di innalzamento del livello del mare alla luce del mutamento climatico in corso su tutto il Pianeta. In particolare, si sollecitano interventi di manutenzione ordinaria ed eventualmente straordinaria per il contenimento del fenomeno erosivo e il mantenimento della biodiversità degli arenili costieri. Le associazioni ambientaliste, con riferimento specifico al “caso Alghero”, chiedono la bonifica e rimozione dei tre siti di stoccaggio “temporanei” ubicati a San Giovanni, Maria Pia e Punta Negra; la realizzazione di un’area di servizio (ipotizzabile a Maria Pia in quei terreni per i quali l’Amministrazione locale è riuscita ad evitare le azioni di usucapione intraprese da alcuni soggetti privati) per eliminare le plastiche presenti tra le piante spiaggiate e lo stoccaggio per il solo periodo estivo, i cui relativi costi di gestione e deposito temporaneo dovrebbero ricadere sui soggetti (pubblici e privati) che usufruirebbero del servizio evitando ingiustificate ricadute di costi sulla collettività. Il prodotto ottenuto potrebbe essere parzialmente venduto per uso agricolo, per imballaggi, la coinbentazione etc. Fermo restando che Maria Pia deve rimanere senza ulteriori volumetrie per diventare un polmone verde con la piantumazione di migliaia di nuovi alberi che contribuirebbero anche alla compensazione delle emissioni di CO2. Le associazioni ambientaliste auspicano che la riqualificazione e rinaturalzzazione ambientale di tutto il sistema delle spiagge venga attuata con strategie che consentano di mantenere, consolidare e ampliare le spiagge perché ciò significa aumentare la qualità della vita dei cittadini (residenti e ospiti) che possono usufruire del mare all’interno della città, facilmente raggiungibile senza l’utilizzo di mezzi di trasporto inquinanti. In una visione complessiva di interventi, in quella che è un’unica spiaggia presente da Alghero a Fertilia, si auspica l’eliminazione della strada litoranea asfaltata che corre dalla pineta di Maria Pia sino al palazzo dei congressi da sostituire con una pista ciclabile per le biciclette e i mezzi di soccorso, mentre il traffico automobilistico privato andrebbe convogliato, esclusivamente, su viale Burruni. Soluzione, quest’ultima, che andrebbe tempestivamente inserita nel PUT (piano urbano del Traffico). Le associazioni ambientaliste chiedono il mantenimento delle piante pioniere da San Giovanni a Fertilia nella fascia indicata con la sigla SEN nella relazione ambientale del Piano di Utilizzo dei Litorali. Essa individua proprio in quella fascia di retrospiaggia dune embrionali e primarie collocate perlopiù a ridosso del muretto di delimitazione della spiaggia. La Natura, lasciata indisturbata dalle azioni antropiche miopi, farà rigermogliare le diverse piante pioniere, come la Salsola kaki e la Kakile marittima, che hanno la funzione di fissare la sabbia e favorire la formazione delle dune. È altresì auspicabile la sostituzione degli attuali incannicciati, ricorrendo al sistema a losanga adottato nella spiaggia del Poetto di Cagliari, nonché in altre della Sardegna. Al tempo stesso risulterebbe utile prevedere l’eliminazione delle piante allogene, quali il fico degli Ottentotti (Carpobrotus edulis) che sta sommergendo, in alcuni tratti, i meravigliosi e autoctoni gigli di mare (Pancratium maritimum L.) superstiti, per i quali invece dovrà essere studiata una specifica misura di tutela e valorizzazione. Infine, le associazioni ambientaliste, chiedono che vengano aumentate le porzioni di spiaggia libera da destinare ai cittadini quale equilibrato utilizzo dei beni comuni prevedendo almeno, come indicato nelle linee guida per la stesura del PUL, che gli stabilimenti balneari di norma siano ad almeno 50 metri di distanza uno dall’altro. Tutte queste misure, se portate avanti nel tempo in maniera adeguata, potrebbero contribuire al mantenimento del litorale sabbioso di Alghero, seppure permane sul mare della Riviera del Corallo un’incognita – ovvero il convitato di pietra – che tutti hanno ora hanno rimosso: la marea gialla. Fenomeno che si verifica nella laguna del Calich e nel litorale che a oggi non ha visto una reale soluzione.

WWF, Italia Nostra, Gruppo Intervento Giuridico, Federparchi, Codacons, Lipu


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