Sassari, invalida prigioniera della sua casa comunale: “Servono risposte immediate”

“Una storia al limite del possibile che deve fare riflettere. Di più: deve costringere chi può ad agire”


Per le ultime notizie entra nel nostro canale Whatsapp

“Accade a Sassari, nel 2018, che una donna in sedia a rotelle sia prigioniera della sua stessa casa. Una casa comunale sita al quarto piano il cui ascensore è rotto. Rotto, da ben 12 anni. Una storia al limite del possibile che deve fare riflettere. Di più: deve costringere chi può ad agire. L’Amministrazione comunale deve assumersi le sue responsabilità e ascoltare chi grida il suo bisogno di aiuto: presenteremo una interrogazione a riguardo”.

Pochi fronzoli, fatti crudi e reali che accadono in piena città. Il caso della donna sassarese invalida e imprigionata fra le quattro mura di casa è stato portato in Consiglio comunale da Desiré Manca e Maurilio Murru, portavoce del Movimento Cinque Stelle. Un caso simbolo ed emblematico delle difficoltà che i cittadini hanno a farsi ascoltare dai loro amministratori.

“Vogliamo dare voce a chi, da solo, non riesce purtroppo a farsi ascoltare. Capita a un passo da noi, capita a Sassari, nella nostra città. E mentre a palazzo Ducale si discutono in Aula pratiche ordinarie, là fuori esistono, sussistono e persistono situazioni di grandissima sofferenza al limite dell’incredibile. Il caso specifico è quello di una donna sassarese, una donna sana che improvvisamente si ammala e dopo 6 mesi di riabilitazione in una struttura pubblica rientra a casa sua. Da allora vive in sedia a rotelle”.

I fatti lasciano poco spazio all’immaginazione: “La sua famiglia si è subito mobilitata chiedendo aiuto al Comune, rivolgendosi agli uffici competenti, ai funzionari, allo stesso assessore competente in materia: niente… E allora si rivolgono a noi, al Movimento Cinque Stelle, cittadini come loro e cittadini come tutti gli altri. Si rivolgono a noi per cercare aiuto e ci raccontano di non essere stati ascoltati, e di aver vissuto e subito atteggiamenti di menefreghismo totale da parte di quella stessa Amministrazione che doveva in principio porre al centro il benessere del cittadino”.

La realtà è che da oltre di un mese la signora vive prigioniera in casa sua. Più di un mese imprigionata fra quattro mura senza la possibilità di uscire: “Abbiamo immediatamente contattato l’assessore, cui abbiamo esposto il problema e che dopo aver sentito i funzionari preposti ha affermato che provvederanno alla soluzione del problema – sottolineano Desirè Manca e Maurilio Murru -. Quando? Nessuna risposta. Si parla di salute. Si parla di vite umane. Ad una donna viene negato il diritto di vivere, impossibile non dare risposte certe e celeri”.


In questo articolo: