Sardi ghiotti di birra artigianale, la Cna: “Stop a nuovi obblighi per le aziende”

“Va bene la valorizzazione della birra artigianale purché non introduca nuovi obblighi e nuovi costi a carico delle aziende”. E’ la posizione espressa dalla Cna Alimentare Sardegna


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Va bene la valorizzazione della birra artigianale purché non introduca nuovi obblighi e nuovi costi a carico delle aziende”. E’ la posizione espressa dalla Cna Alimentare Sardegna durante l’audizione davanti alla Commissione Attività Produttive del Consiglio regionale sulla proposta di legge Norme per lo sviluppo della produzione di birra artigianale in Sardegna (Testo unificato PP.LL n. 350 e 505).

Apprezziamo l’attenzione dedicata a un settore che mostra grande vivacità e importanti potenzialità di ulteriore sviluppo”, ha detto la segretaria regionale della Cna Alimentare Maria Antonietta Dessì. “Riteniamo tuttavia che il testo abbia molti margini di miglioramento. E’ opportuno lavorare a lungo termine sulla filiera ma tenendo conto del fatto che il nostro “primario” non è ancora in grado di sostenere una birra completamente sarda”.

Sono circa trenta le birrerie artigianali in Sardegna che producono un fatturato di circa 10 milioni. Ma si tratta di un settore destinato a crescere perché le aziende sono tutte condotte da giovani e soprattutto perché, come è noto, la nostra regione ha un consumo altissimo di birra, pari addirittura al doppio di quello nazionale. “Ben venga quindi un marchio di qualità della birra sarda – sottolinea Dessì – purché ci siano le condizioni e “i numeri” per investire risorse in questa direzione. La birra non è un prodotto tradizionale regionale e la sua produzione, fatta nella stragrande maggioranza dei casi con malto d’orzo importato, poco si presta a diventare un prodotto locale semplicemente passando per l’introduzione di un marchio”.


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