Delirio di Ferragosto: gli sceicchi passano ma i sardi rimangono

L’opinione di Daniela Falconi, sindaco di Fonni: tutti sperano nei grandi investimenti nell’isola dei ricchi del pianeta, i politici parlano di urbanistica pensando solo alle coste. Ma perchè non pensare alla bellezza dei paesaggi interni?


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di q, sindaco di Fonni

DELIRI DI FERRAGOSTO 
Naturalmente il delirio è il mio. 
Di quelli che mi prendono ogni tanto e mi viene da meditare scrivendo. Anche a ferragosto. Poi me ne torno ancora per qualche ora alla pace dei miei libri, tranquilli. 
L’argomento da cui parte questo post è l’intervista di ieri del signore che gestisce l’impero del Qatar in Costa Smeralda. Non è una critica il mio post, ma ci sto rimuginando molto da ieri, e se dico molto fidatevi: è molto!Sarà che tra le righe ho letto una cosa che avevo sentito durante un convegno da uno di quei supermegacostruttori che abbiamo in Sardegna… Sarà che non ce la posso fare a pensare che ogni volta che si parla di urbanistica in Sardegna si parla solo di distanza dal mare, volumetrie (vicino al mare) e tutte queste robe che già scrivo e stiamo scrivendo tutti questo periodo. Sarà che ogni volta penso male…
Comunque…
La cosa è, nell’intervista già la trovate, sul fatto che la stessa cosa l’ho sentita dire al supermegacostruttore vi dovete fidare di me. La Cosa, dicevo, a parole mie, è questa: i turisti in Sardegna vengono per il mare. Quindi è inutile che parlate di zone interne (li ha fallito pure il ppr). Qui vengono per il mare, quindi voi (cioè Noi, cioè io) accontentatevi di quel (poco) che riuscite a prendere da chi arriva per le coste.
Ecco il punto. Io ho sussultato proprio. Ho sussultato sia per la congiunzione di ragionamenti tra Qatarrino e supermegacostruttore, ma anche perché, porca miseria: i due c’hanno ragione! Ragione da vendere. Chi mi dimostra il contrario? Cioè dico io, la gente che questi giorni ci ha invaso l’isola non ha per niente invaso l’isola. Ha invaso le coste: case, alberghi, pensioni, b&b. Tutto pieno. Strapieno. E adesso guardatevi negli occhi: siate sinceri con me ma soprattutto con voi stessi. Cosa gliene frega a tutta quest’orda di turisti che si spaparanzano nelle spiagge più belle del mondo di venire a passeggiare a Fonni? Oppure a Desulo? C’è una percentuale minima, certo, che ogni tanto prende macchina o pullman organizzato e viene verso dentro magari attirato da qualche bel evento che si organizza… Ma la percentuale è, sappiatelo, minima e irrisoria. La gente viene in Sardegna, mettetevi l’anima in pace, per andare al mare. E li resta. 
E quindi? 
Io vi avevo avvisato che il mio era un delirio. 
E quindi il problema non è l’urbanistica. Il problema è un altro. 
Il problema è il turismo.
Ecco, l’ho detto. 
Sarò pazza? Boh…
Però il problema, ribadisco, è il turismo e la percezione che ne ho io, che ne avete voi, e soprattutto che ne ha la politica che poi fa le leggi. Perché se è da quarant’anni che continuiamo a parlare di distanza dal mare pensando in questo modo di riempire di gente le montagne forse qualcosa l’abbiamo toppata. E quei due hanno ragione, perché a loro, giustamente, interessa la gente che viene al mare. Mica l’altra. Ed è normale che se l’unica idea di turismo che percepiamo è “vieni al mare e se poi fai in tempo fatti un giro anche all’interno” poi i letti per tutte queste persone non ci bastano. E che fai, non li aumenti del 20%???
E quindi (bis)?
E quindi è possibile che tra 7 miliardi di persone al mondo noi continuiamo a rivolgerci solo ed esclusivamente a quelli che vogliono buttarsi in spiaggia per una settimana? E certo che gli alberghi (E le volumetrie) non bastano mai (repetita iuvant) . E “ogni tanto”, con tutta la buona fede del mondo ci scappa pure qualche scempio. 
Cambiamo mira: che ne dite se andiamo a cercare (ce ne saranno tra 7 miliardi di persone?) Quelli che cercano un altro tipo di turismo? 
No, tranquilli, non sto dicendo che dobbiamo riempire le montagne di chissà quali volumetrie. Sto dicendo che magari qualcuno che è interessato a un turismo diverso fatto di altro esiste. E magari, mentre cerchiamo, ci attrezziamo con servizi, strade, cultura dell’accoglienza. E ragioniamo sui nostri paesi, su cosa vogliamo da loro e su come ce li immaginiamo tra venti, trenta, quarant’anni. Senza mettere al primo posto le volumetrie ma le persone, la bellezza dei paesaggi, il profumo della nostra terra, la bontà dei nostri prodotti. 
Che poi gli sceicchi passano, ma i sardi, speriamo, restano e magari, tornano. 
Scusate il delirio. 
Di cuore, buon ferragosto.


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