Pastore sardo scrive a Bill Gates: “Ti va di salvarci?”

In una lettera affidata all’Ansa un pastore di Desulo si rivolge all’uomo più ricco del pianeta: “Ciao Bill, ti va di sponsorizzare la nostra battaglia per far sopravvivere un sistema economico millenario? Il tuo intervento potrebbe catapultarci in un mondo che apprezza i nostro prodotti e la nostra cultura”

Meno di una settimana fa aveva scritto una missiva indirizza alla Presidente della Camera Laura Boldrini, che aveva condannato l’uccisione degli agnelli per le festività Pasquali parlando di pratica da abolire. Oggi torna a fare parlare di sè Fortunato Ladu, pastore di Desulo,  affidando una lettera all’Ansa destinata a uno degli uomuni più ricchi del mondo: Bill Gates, chiedendogli di investire nelle greggi sarde. 

Recita così  in tono colloquiale “Buongiorno Bil, in quest’Isola di 24mila chilometri quadrati vivono tre milioni di pecore, 700mila capre e 200mila mucche. Producono un latte molto pregiato dal quale si ricavano formaggi unici al mondo. Ti va di sponsorizzare la nostra battaglia per far sopravvivere questo sistema economico millenario?”. 

“Ho letto molto sui suoi trascorsi – spiega Fortunato all’ANSA – ha detto che del 99% dei soldi che guadagna non sa che farsene, e poi investe in ‘green’, gli piace la terra, e laddove ha investito ha sempre salvaguardato le etnie locali: sono certo che se potesse seguire il lavoro di un capraro a Seui o Perdasdefogu, resterebbe sconvolto”.

 “Vorrei che visitassi questa terra per valutare con i tuoi occhi se vale la pena o meno di salvare un patrimonio economico e culturale il cui valore è inestimabile per noi. A causa della crisi del prezzo del latte migliaia di aziende si trovano in precarie condizioni economiche, abbiamo perso le speranze di aiuti concreti perché siamo considerati non l’asse portante dell’economia sarda, ma l’ultima ruota del carro”.

 “Il tuo intervento potrebbe catapultarci in un mondo che apprezza i nostri prodotti e la nostra cultura, far conoscere un territorio interno dove il cibo che si produce e si consuma ha un costo sì, ma fa vivere le persone ben oltre la media. Per questo, se vorrai rispondere all’appello di un popolo che non vuole morire, sappi che salvarlo significherebbe investire il due per cento del bilancio annuale della tua società. Affido questa lettera al web che tu come pochi altri hai reso fruibile a tutti rendendo la vita di ognuno di noi più significativa e meno solitaria, sperando di fare breccia”. 


In questo articolo: