Pastore a Boldrini: grazie agli agnelli ho fatto studiare i mie figli

La risposta di un pastore sardo alla presidente della Camera Laura Boldrini: “Grazie a pecore e agnelli ho dato la possibilità ai miei figli di studiare. Ho insegnato loro il rispetto verso tutte le culture, le abitudini sessuali, religiose. Ho insegnato loro che le istituzioni sono imparziali e difendono il cittadino. Mai avrei pensato che in un periodo così nero per la pastorizia, lei dall’alto del suo ruolo istituzionale potesse danneggiare la mia attività con affermazioni e azioni tendenti a salvare due agnellini dalle grinfie del terrore. “


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“Gentile Presidente Boldrini , tornare a casa con l’unico pensiero di rispondere anche a Lei come ho già fatto con il Signor Silvio Berlusconi mi creda, non era il massimo delle mie aspirazioni. Avevo in programma una bella doccia per lavarmi di dosso un po’ della puzza di pecora che ho addosso ma a casa mia sono avvezzi a questo odore e dovranno sopportarmi”.
 
Comincia così la lettera scritta da un pastore di Desulo, Fortunato Ladu, indirizzata alla Presidente della Camera Laura Boldrini, tramite il deputato Franscesco Sanna. Il pastore del nuorese non ci sta alla campagna nata sotto Pasqua con l’ex premier Berlusconi e poi dalla Boldrini che tramite il suo profilo Facebook ha deciso di adottarne due agnellini, condannando pubblicamente l’uccisione di questi animali.
 
“E’ infatti grazie alle pecore e agli agnelli che io e mia moglie abbiamo dato la possibilità alle nostre figlie di conseguire lauree importanti e sono sempre le pecore che stanno permettendo a mio figlio Giovanni di vivere dignitosamente e proseguire negli studi. A loro, gentile Presidente, ho insegnato il rispetto verso tutte le culture, tutte le abitudini di vita,sessuali e alimentari nonché religiose contonua Ladu – Ho insegnato loro che le istituzioni sono imparziali e difendono il cittadino e lo accompagnano nella loro vita sociale. Mai avrei pensato che proprio in un periodo nero per la pastorizia sarda, Lei dall’alto del suo ruolo istituzionale, potesse danneggiare la mia attività di pastore sardo con affermazioni e azioni tendenti a salvare due agnelli dalle grinfie del terrore . Mai avrei pensato che una persona che riveste una delle cariche istituzionali più alte nell’ordinamento politico italiano, esaltasse le scelte di vita di una esigua categoria di persone a scapito di dodicimila aziende pastorali solo in Sardegna. Certamente saprà comunque che la vita di quei due agnellini avrà un corso tutto suo,cioè diventeranno adulti ,di peso ragguardevole e alla fine moriranno obesi e infelici dopo essere stati stressati dal figlio di papà di turno ogni qualvolta si voglia fare una gita fuori porta. Si insegna agli italiani che la barbarie regna nell’animo dei pastori sardi perché mandano al macello, per vivere, per creare economia e indotto gli agnelli maschi allevati liberamente sotto la madre.
 
“Noi, qui, abbiamo provato a certificare una filiera che produce una carne con caratteristiche organolettiche fra le più pregiate al mondo. Allora meglio il tofu poi del latte prodotte dalle pecore sarde, visto che ci siamo. Qualcuno però dovrebbe ricordare che per far posto alle coltivazioni di soia trasgenica ,in alcune nazioni, si sono annientate intere regioni di foresta pluviale per far posto a questo tipo di coltivazioni.
Mi scuso del disturbo che arreco a lei e alla sua carica istituzionale ,ma vorrei attirare la sua attenzione sullo stato di vita dei nostri animali i quali hanno ricoveri che li proteggono dalle intemperie, pascoli per chilometri, libertà da ogni sorta di costrizione,ma evidentemente non basta. Se si interrompesse il ciclo dell’allevamento finalizzato anche alla carne, in Sardegna bisognerebbe attrezzarsi per un futuro diverso, in quanto se vitelli ,capretti e agnelli venissero destinati alla vita perenne ,questi hanno bisogno di centri e spazi molto ingombranti .
Forse non crederà alle mie parole di “assassino” , ma voglio dirLe che il giorno che si caricano gli agnelli da macello ,non è mai un bel giorno per me,nelle cui orecchie risuona ancora il grido di mio padre in un mattatoio ,tanti anni fa. Era rivolto a un macellaio che non usava forme consone di macellazione.”
 
“Che dire: sono profondamente deluso e preoccupato per il futuro della mia terra che trova prese di posizione come queste seri ostacoli alla ripresa di un settore economico portante della nostra Regione. Mi piacerebbe raccontarLe direttamente questo nostro lavoro.”


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