Eccola, la Sardegna bruciata: bastardi incendiari e politici al mare

In questa foto il cuore della Sardegna che sanguina, bersagliato dall’unica fabbrica che non conosce crisi: quella degli incendiari che non vengono mai scoperti. La macchina dei soccorsi finisce in panne dopo anni di strane assunzioni anche nel mondo della Protezione civile. Politici sardi tutti al mare e a guardare la Nazionale. A Sedilo centinaia di famiglie evacuate, poteva essere una strage: ma non era Porto Cervo, faceva meno notizia


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Anni a discutere animatamente, litigare, incazzarci per motivi banali. Poi basta una foto come questa, scattata dal bravissimo Conte Montecristo di Borore, per farci capire in un istante quali siano le cose importanti della vita. E come tra sardi ci si possa letteralmente distruggere il cuore. Lo scempio di Sedilo è una coltellata che fa sanguinare l’intera Sardegna, se non altro perchè è un drammatico simbolo di come si riesca a disintegrare con una miccia sola un’isola paradisiaca dalle enormi potenzialità inespresse. Il paese dell’Ardia paga un conto salatissimo ai bastardi incendiari: oggi è stata una delle giornate più intense della mia carriera giornalistica. Ricevere in redazione a Cagliari Online i messaggi disperati delle famiglie di Sedilo, evacuate  a centinaia su quelle strade ricoperte di schiuma che sembra cenere. Rendersi conto che solo la follia può portare l’uomo a gesti simili, come dare fuoco al paesaggio verde per ridurlo esattamente così. 

Ancora più inquietante è stato il silenzio di quasi tutti i politici, sferzato dalla dichiarazione del sindaco di Assemini Mario Puddu, che tanto sta facendo discutere: passiamo le nostre giornate ad attaccare i migranti, poi siamo noi sardi che con la nostra mano ci facciamo così tanto male.  Ma mentre il fuoco arrivava a sfiorare Cagliari devastando le campagne di Uta e Villaspeciosa, mentre centinaia di cagliaritani restavano intrappolati sulla Sulcitana con vista incendio, avrei voluto vedere almeno Pigliaru dire qualcosa. A Sedilo è arrivata l’assessore Spano, ma la sensazione è che mai come ieri la politica sia stata così distante dai sardi. Quella politica che permette strane assunzioni persino negli organismi che dovrebbero organizzare la macchina dell’anti incendio, perennemente in ritardo. Perchè lo sanno tutti, che molti politici di centrodestra e centrosinistra suggeriscono amici e parenti da assumere anche nel mondo della Protezione Civile, e non solo. Ma se Sedilo fosse stata Porto Cervo, se ad essere colpita fosse stata una città ricca, avremmo visto ben altre reazioni.

Resta la disperazione dei cittadini, la solidarietà nei territori devastati. Resta il fatto che i veri delinquenti non vengono  mai presi: scriviamo ogni giorno di spacciatori e ladruncoli in trappola, non abbiamo  mai l’onore di scrivere di piromani arrestati. Forse sarà che uccidere la nostra terra è il gesto più vigliacco che si possa compiere. Ma fa paura davvero non sentirsi al sicuro, vedere che chi  dovrebbe proteggerci  invece per primo si sente impotente, di fronte alla mancanza di mezzi e uomini. La macchina dei soccorsi è finita in panne, diciamolo chiaro: non è possibile che incendi di queste dimensioni in territori aperti non vengano arginati in maniera più efficace. Non è giusto che si continuino a spendere soldi per tante cose e poi non si investa davvero nella sicurezza delle famiglie, perchè a Sedilo poteva essere una strage. Gli amministratori locali non sono stati ascoltati: dicevano da settimane che c’era un’incuria pazzesca, nelle strade tra Oristano e Nuoro. Bisognerebbe essere ciechi per non vedere cespugli e arbusti incolti ai bordi delle strade più trafficate. Dove può bastare una sigaretta per scatenare l’inferno. Perchè la fabbrica degli incendiari in Sardegna è l’unica che non conosce crisi. I terroristi del fuoco hanno vinto ancora. I nostri politici e tutti i loro portaborse strapagati ieri erano al mare e sabato sera guardavano la partita della Nazionale. Mentre un angolo bellissimo della nostra Sardegna bruciava e migliaia di persone piangevano. Allora ditecelo però, cosa dobbiamo aspettarci ancora. 

 


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