Sindaco, belle le piste ciclabili a Cagliari. Per noi disabili, nulla?

Lettere a Cagliari Online. Ecco quella molto sentita di Stefano Marrocu, disabile cagliaritano, indirizzata a Zedda: “Cagliari è una città piena di barriere che per voi “abili” sembrano insignificanti ma che Le assicuro determinano la differenza tra la civiltà e una beffarda inciviltà cieca sorda ed egoista”


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di Stefano Marrocu, cittadino disabile cagliaritano

L’articolo 3 della nostra Costituzione recita: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.”

Gentilissimo Primo Cittadino della nostra bellissima città di Cagliari voglio portare la Sua attenzione all’articolo sopra menzionato chiedendoLe pubblicamente se i Suoi concittadini “disabili”, siano davvero uguali a tutti gli altri Suoi concittadini oppure debbano essere considerati una specie diversa non meritevole di attenzione e non tutelata dalla Costituzione. 

Si immagini come possa sentirsi un Suo concittadino che volendo fare una passeggiata non a piedi ma a bordo della propria sedia a rotelle (Le assicuro scelta per niente arbitraria!) per le meravigliose vie del centro storico, gli sia negato l’accesso a quasi tutti i servizi commerciali a causa di invalicabili barriere architettoniche. Barriere che per Voi “abili” sembrano insignificanti ma che Le assicuro determinano la differenza tra la civiltà e una beffarda inciviltà cieca sorda ed egoista. E se gli esercenti di tali servizi commerciali che non definirei neppure pubblici (in quanto prepotentemente e quasi con arroganza negano l’accesso a chi su ruote) non hanno la sensibilità, l’empatia o più semplicemente l’intelligenza di rendersi fruibili a tutti, ci dovrà pur essere una figura istituzionale che inviti loro ad adeguarsi a ciò che dovrebbe prevedere la nostra Costituzione! 

Bellissime ed utilissime le numerose piste ciclabili che rendono fruibile la città a chi “decide” di spostarsi su due ruote! Ma chi invece è “costretto” a sedersi su una sedia a due ruote cosa trova? Marciapiedi dissestati, la maggior parte senza scivoli o interrotti da alberi che ne rendono inaccessibile il transito, negozi con gradini assolutamente invalicabili, scale prive di alcuna forma di ausilio, ascensori tali solo nel nome, piazze lastricate di recente con ciottoli che rendono impossibile il passaggio ad una sedia ad autotrazione. 

A tal punto il “disabile fisico” può soltanto affidarsi all’aiuto del prossimo che tende una mano allo stesso, facendolo dipendere da quella generosità altrui che lo priva allo stesso modo della poca autonomia così necessaria a rendere una “vita diversa” degna di essere vissuta.

Non riesco a capire se tutto ciò accade per mancanza di sensibilità ed empatia verso il prossimo o per incapacità di visualizzare ciò che è “altro da noi”, o forse, più semplicemente, aveva davvero ragione colui che dubitava sull’infinità dell’universo.


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