Il Corso della tristezza, tra negozi perduti e un centro storico ko

L’analisi di Roberto Marchi: “Il sarto Ginetto Zedda, memoria storica di Stampace, ha ragione: mi fa rabbia come sono state ridotte Piazza Yenne e Piazzetta Savoia, Via Manno e il Corso Vittorio Emanuele, gli interi quartieri di Stampace e della Marina, dove le famiglie scappano per l’inquinamento acustico e per le conseguenze negative della pedonalizzazione selvaggia”


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di Marcello Roberto Marchi

Mi riempiono il cuore di gioia e nel contempo di amarezza e di rabbia le parole di Gino Zedda, il titolare della storica Sartoria del Corso, che con lui, classe 1933 come me, vede ogni giorno al tavolo e alle cucitrici di lavoro i tre figli Davide, Sandro e Cristina, che “sfornano” abiti e camicie su misura.

Mi riempiono il cuore di gioia i ricordi della nostra giovinezza che abbiamo vissuto insieme dal  lontano 1945, lui apprendista nella famosa Sartoria Caddeo in Piazza Yenne, al primo piano del palazzo “Marcello”( con la storica gelateria e la Grotta, rifugio degli abitanti della zona per proteggerci nel corso dei  bombardamenti che distrussero gran parte della Città e poi divenuta la sede delle cerimonie “in” della vitalità di una popolazione che aveva affrontato con slancio e determinazione la ricostruzione e la nuova vita sociale ed economica cittadina) ed io studentello venuto a Cagliari a frequentare le scuole medie che abitavo nello stesso palazzo al terzo piano, con le tre faticose ripide rampe di scale che percorrevo più volte al giorno, dal mattino presto per fare la fila nei negozi con la tessera annonaria in mano alla sera rientrando a casa dopo le lezioni di educazione fisica alla ex Gil di Viale Bonaria, ora sede della RAI.
Ginetto, così lo abbiamo sempre chiamato, potrebbe veramente raccontare la storia di Stampace, quella triste degli anni quaranta e quella serena e felice degli anni della ripresa economica che ha visto il quartiere, unitamente a quello della Marina, il vero fulcro della economia e della vita culturale e  sociale della capitale della Sardegna. Palazzo Civico, con i portici e la passeggiata fronte porto, Piazza Matteotti  e La Stazione delle FF.SS.,  il Mercato Vecchi , Piazza Yenne,   Carlo Felice e il Largo, Corso Vittorio Emanuele, Viale Trieste e Piazza del Carmine, Sant’Efisio e Santa Restituta con la Gioc. Sant’Anna e Santa Chiara, con il Mercato rionale e la squadra di calcio giovanile guidata dal mitico Presidente Cav. Loddo, le serate danzanti  nella Grotta Marcello ed i grandi negozi di Costamarras e  Signoriello, la drogheria Clavuot, i negozi alimentari all’ingrosso di Grauso  e di Dante Melis, solo per citarne alcuni, erano e sono stati i pilastri della vita e della crescita della nostra Città e di intere generazioni di cagliaritani e di sardi che dai Comuni dell’interno  siamo venuti  a studiare, lavorare e vivere a Cagliari contribuendo molto e non poco a farne la vera capitale della Sardegna.
Tutto questo e altro ancora, mi riporta alla mente e alla mia sensibilità, quanto ha scritto il Direttore Jacopo Norfo su Gino Zedda e la sua Sartoria. Ed è questo che mi dà gioia.
Mi rattrista,invece, e mi fa rabbia come sono state ridotte Piazza Yenne e Piazzetta Savoia, Via Manno e il Corso Vittorio Emanuele, gli interi quartieri di Stampace e della Marina, dove le famiglie scappano per l’inquinamento acustico e per le conseguenze negative della pedonalizzazione selvaggia che ha  tolto  servizi pubblici primari ed essenziali, come quello del Bus del CTM, che ha tagliato la Città in due e che penalizza la mobilità delle persone.
Quando si afferma che sopprimere i Bus nel Corso è stata una scelta imposta dalla Sovrintendenza, non si dice il vero ma è stata una scelta   del Sindaco e della sua Giunta.
Risale,infatti, alla fine dell’aprile dello scorso 2016, la Delibera della Giunta Zedda che ha deciso di chiudere al traffico veicolare il tratto del Corso tra la Piazza Yenne e la Via Sassari nonostante la Soprintendenza abbia espresso il proprio consenso a consentire il traffico veicolare a mezzi ” della Categoria M1 – ovvero mezzi con otto posti a sedere ” come è scritto espressamente nella stessa Deliberazione. Allora, perchè, non si chiude quel “buco” degli scavi ( visto anche che si sono portati altrove  i reperti contenuti in ben 50 casse ) come è stato fatto nel Largo e in Piazza Gramsci e si ripristina almeno il passaggio dei piccoli Bus elettrici per collegare il centro Città con le nuove zone di espansione, tipo Via Simeto dove è stato spostato il servizio consegne raccomandate di Poste Italiane ?
Anche per queste ragioni sono d’accordo con quanto hanno detto Gino Zedda e figli per ricostruire una vitalità perduta ad un centro storico, come il Corso Vittorio Emanuele che ne è il fulcro, che invece l’Amministrazione comunale ha volutamente e pervicacemente provocato.


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