Giulio Angioni, la Sardegna perde un grande dei nostri tempi

Ci lascia un intellettuale, scrittore, poeta, saggista, antropologo di immensa fama europea: un evento dolorosissimo per la cultura sarda


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Ditemi di no

Voi ditemi di no
se io mi ci confondo a mozzafiato,
voi ditemi di no, che non è vero
il novissimo buio
sopra un mare di sale smemorato
Voi ditemi di no
che lei non finirà, la grande acqua
con le sue furie dirompenti
il mormorare sonnolento
di un’acqua di placenta
dove calava il sole a fuoco lento
e in fuoco la mattina risaliva
Voi ditemi di no
parlatemi magari se sapete
di lari e di penati
da portar via nell’ultimo trasloco
sull’arca di un Noè spaziale,
finiti luna e stelle
tutti i tempi svaniti via lontano
come le rondini d’autunno
senza nemmeno un’ultima a vedere
cos’è successo al mondo
Ma voi vi prego ditemi di no

L’ha scritta pochi giorni fa. E’ proprio un testamento. Dentro di lui la fine era già entrata, violentemente.
Giulio Angioni non era uomo da infingimenti: subito aveva capito che la malattia diagnosticatagli pochi mesi fa non gli lasciava tempo. Un po’ era sparito dalla sua finestra di Facebook, dalla quale da qualche anno regalava perle poetiche di valore inestimabile, che raccontavano aspetti nuovi di lui, di quella consapevolezza tardiva, che ti allontana dalla prosa e ti convoglia inevitabilmente nella poesia. Poi è ricomparso con dolcezza, senza retorica scrivendo versi perfino sulla cura chemioterapica che aveva intrapreso e che, come suo solito, lo accomunava all’umanità, all’essere come tutti.

Chemio 1
Oggi qui si sta in quattro in sala chemio
adagio distillando dalla flebo
ciascuno un suo dolore.
(ga)

Da quando aveva iniziato questi suoi raccontini in poesia, dolcissime pennellate dei vari aspetti della vita, quadretti filosofici fuori tempo, apparentemente semplici, ma in realtà carichi di quell’esperienza estrema che solo uno scrittore del suo calibro era in grado di esprimere, lo leggevano in tanti e le parole si rincorrevano a lodarlo per questa generosità nell’elargire, non proprio comune in quest’era di appropriazione del respiro, di copyright perfino delle idiozie. Quando gli chiesi perchè non le pubblicava, mi rispose con la sua inossidabile ironia: “E non le sto pubblicando, qui in Facebook?”

Ancora un testo, il 10 gennaio, ci aveva testimoniato questa sua lucida consapevolezza del destino che lo attendeva:

Quando

Quando non si saprà
di te che sarai stato,
dell’albero che un giorno avrai piantato
in terra smemorata
e la parola d’aria respirata
sarà altra cosa in chissà quale stato

tu forse lo saprai
che qui e ora sei.

Qui e ora, invece Giulio non c’è più e il vuoto che lascia è senza confini. C’è sempre stato, in Sardegna e oltremare, come pensatore lucido e arguto, dissacrante nelle analisi, esperto conoscitore dell’arte del narrare e del ruolo dell’intellettuale libero. Il suo curriculum vitae è immenso. Dall’antropologia, nutrito alla scuola di Ernesto De Martino e di Alberto Cirese, poi in Germania e in Francia, ha scritto moltissimi saggi, scritti teorici, rivestendo il mestiere di pubblicista, studioso del linguaggio, dei luoghi comuni, su quotidiani e periodici europei, lavorando anche in radio, televisioni. Si fa più presto a dire che, dove c’erano iniziative culturali, lui era presente, proprio per questo suo spasmodico, quasi famelico bisogno e curiosità dell’hic et nunc.

Ma principalmente la sua anima era quella dello scrittore, del narratore di storie, che lo collocano inequivocabilmente nella letteratura del Novecento, non solo sarda, con L’oro di Fraus,(Editori Riuniti 1988, Il Maestrale 2000), Il sale sulla ferita, (Marsilio 1990), Il Maestrale 2010, finalista al Premio Viareggio 1990, Una ignota compagnia, Feltrinelli 1992, Il Maestrale 2007, finalista al Premio Viareggio 1992, Il gioco del mondo, Il Maestrale 1999,Millant’anni, Il Maestrale 2002, 2009, Il mare intorno, Sellerio editore 2003, Alba dei giorni bui, Il Maestrale 2005, 2009, Premio Dessì 2005, Le fiamme di Toledo, Sellerio editore 2006, Premio Fondazione Corrado Alvaro 2006, Premio Mondello 2006, La pelle intera, Il Maestrale 2007, Afa, Sellerio editore 2008, Gabbiani sul Carso, Sellerio editore 2010, Doppio cielo, Il Maestrale 2010, Sulla faccia della terra, Feltrinelli/Il Maestrale 2015, Premio Pozzale Luigi Russo 2015, e altri.

Ultimamente per la poesia: Tempus (CUEC 2008 e CUEC 2012 con audiolibro scritto da lui e realizzazione teatrale, e Oremari, Il Maestrale, 2013. Ma tutta la sua produzione poetica ‘spontanea’, regalata in occasione di incontri e postata su Facebook, meriterà gli onori della posteriorità, per il suo generoso tributo a chi lo amava e lo seguiva da vicino.

Qualcuno ha detto che fosse più bravo come scrittore che come parlatore: credo che sia il destino dei grandi esponenti della Letteratura essere apprezzati per la scrittura più che per l’oralità. Chi però lo ha conosciuto da vicino, chi ha visto il suo amore per i suoi cari, ultimamente i suoi nipotini, porterà impressa l’immagine di un uomo a tutto tondo, di quelli la cui uscita dal mondo parlato e dalla scrittura lascerà la Sardegna veramente più povera di risorse umane.